
“RAL 9005” di Cristian Ponsillo
di Rosanna Frattaruolo
Nella nota introduttiva a RAL 9005, Ponsillo dichiara l’intento di voler straniare il lettore, di spingerlo oltre i confini della poesia tradizionale attraverso immagini e contenuti che sfidano l’abitudine. Ciò che emerge è il senso di attrazione verso l’abisso, un paesaggio poetico attraversato da ombre, presenze inquiete, scenari di violenza, dove la parola sembra voler sondare anche l’ultima tonalità di nero che abita nell’animo umano.
Il libro, suddiviso in quattro partizioni – Case, Parafilie, Serial Killer, Familiarizzare con il baratro – con la nota di Mauro Ferrari, oltre che quella dell’autore, è stato pubblicato nel 2025 da puntoacapo Editrice.
Il cinema, la settima arte, è stato elemento cruciale per il progetto di scrittura di Ponsillo, seppure il genere horror/noir/gotico, con le sue varie declinazioni artistiche, affondi le sue radici nella letteratura, a cominciare da Frankenstein (1818) di Mary Shelley, dal Dracula (1897) di Bram Stoker e dai racconti di Edgar Allan Poe.
Le sezioni di RAL 9005 sono introdotte da citazioni estrapolate da film (Le cattedrali antiche hanno spesso capolavori nascosti nei punti più bui, perché solo Dio possa vederli. Lo stesso vale per gli omicidi da La casa di Jack di Lars Von Trier, ad esempio), ma non è chiaro, tra tutte le paure nominate da Ponsillo, se sia più profonda quella riconducibile al male che arriva dall’esterno, dagli altri, oppure quella del buio che abita in ciascuno di noi e che rischia di sfuggire al nostro controllo. Questo dubbio riconduce necessariamente all’icona del gotico, Edgar Allan Poe, l’autore che fa compiere un salto evolutivo alla poesia gotica, arricchendo di analisi introspettive le prime narrazioni ottocentesche dai toni cupi, misteriosi, con rituali magici ed esoterici.
Così la vertigine dell’io e l’angoscia, le fobie e le psicosi diventano nutrimento della psicanalisi, assieme al dolore della mente, alle manie e alle persecuzioni di forze naturali sulla psiche umana. In questo straniamento, materia viva della raccolta, Ponsillo stravolge anche la significazione metaforica di casa: «la luce domestica / incuba i sogni» (p. 17) e la casa non è più luogo di accudimento o riparo, ma spazio dove la quiete si incrina, dove si consuma la più infima solitudine, in una condizione di asfissia e restringimento degli spazi. Tra le quattro mura «le cose che possiedi alla fine ti possiedono» (p. 12) e la tecnologia – le notifiche continue, la chat di facebook, la cam girl pagata a ora (p. 18), «il visore / del metaverso [che] ancora manda / porno-copie di donne ideali / […], una mail collettiva del direttore / generale [che] annuncia il licenziamento» (p. 19) – introduce una contaminazione costante: un flusso incessante di presenze esterne che non libera, ma aggrava la solitudine. Anche l’intimità e il desiderio si sbriciolano nel simulacro del virtuale. La casa diventa così anche una proiezione del sé frammentato: mentre «l’intonaco stritola» (p. 15), «senti // i denti crollare e ciò che resta / del […] sorriso è un’impalcatura / di sole erosioni da mostrare» (p. 14); dal «monolocale che rivela / la planimetria di uno stomaco / un’erosione schiacciata nella / liquida linearità dello schermo» (p. 16) senti «la casa addosso, / il davanzale avanzare ancora».
Nella sezione “Serial Killer”, il testo Albert Fish (p. 52) – sull’omicidio della bambina, sul suo corpo poi mangiato – è estremamente perturbante, ma non si può fare a meno di pensare che storie analoghe siano state per secoli narrate a bambini, seppur con altri strumenti: fiabe come Cappuccetto Rosso, Hansel e Gretel, altre narrazioni popolari parlano di violenza e morte, ma attraverso metafore e scenari simbolici.
Nelle fiabe, anche quando vengono narrati atti terribili, il male alla fine viene sconfitto o punito: pensiamo a Cappuccetto Rosso, dove il lupo soccombe sotto i colpi del cacciatore, almeno nella versione dei fratelli Grimm (che differisce da quella di Charles Perrault, in cui il lupo mangia bambina e nonna e non esiste la figura del cacciatore). In RAL 9005 il nero vince pienamente, divora, si nutre delle vittime, senza alcuna redenzione. Vuol mostrare che il male ha una precisa collocazione nella realtà e nell’animo umano e quanto sia utopico pensare che esista solo il bene. Rinunciando a una morale, considerata la densità dei temi trattati – omicidi, violenza estrema, oscurità interiore – questa è un’esperienza poetica che non credo possa o voglia essere affrontata da chiunque.
Nonostante la natura perturbante dei contenuti, si può constatare che il progetto si radichi su una solida e ampia base conoscitiva, a tratti interdisciplinare, che osa nel coinvolgere altre arti, come il cinema, avvalendosi di un linguaggio capace di sottrarsi alla banalizzazione del materiale narrativo, di superare la mera ragione provocatoria o estetica, divenendo strumento per esplorare ed esorcizzare la paura del nero, per parlare dell’oscurità e così disinnescarne il potere, trasformandola in occasione di consapevolezza. Lo straniamento del lettore diventa così un atto di conoscenza, una possibilità di guardare il buio senza esserne travolti.
Estratti dal libro
La stanza delle torture: allucinazione Il battito rallentamento a ciò che non ho spento. Desiderio di luce in modo truce. Tra rivoli di sangue ed aberrazione taglio il nervo ottico come un cordone, facendo per sempre mia la sua allucinazione. * leggi anche: Segnalibro illustrato in RAL 9005 di Cristian Ponsillo
Cristian Ponsillo, nato a Sanremo nel 1986, nel 2018 e 2019 ha collaborato con il “Vivaio del Verso”, un gruppo che si promette di promuovere la poesia nella provincia d’Imperia. Da questa collaborazione è nato il libro collettivo omonimo. Nel 2022, per Edizioni ECS, sono stati pubblicati tre testi inviati e analizzati nel laboratorio poetico dello stesso anno. Nel 2023 ha vinto tre concorsi letterari: “Le Occasioni” e il premio “Ossi di Seppia Estate” per la poesia singola e “I colori dell’anima, con Quattro haiku di un assassino, inclusi in questa raccolta. Ha ricevuto altri premi speciali, tra cui la Menzione d’onore al “Premio Lorenzo Montano” 2023.





