a cura di Antonio Corona
da fitta #1. ammaccatura prodotta in un corpo da un urto, da un colpo
[ritratti in piedi]
*
la prima volta si dimentica
la prossimità collassa nel mancato
dissesto, un piccolo gesto feroce
con martello, due colpetti e salta fuori
il cuore circuitato infine guasto,
giace ridondante fino all'osso
che si spezza si fracassa l'appiccica
lo sputo la pupilla la palpebra
la sbarra, giù l'arto sollevato la gabbia
scoppia per compressione spazio dilegua
per compassione il tizio accanto crepa.
*
il luogo sperato sulla soglia
svanisce e in una pausa viene
a far difetto il danno non ti crolla
non cresce marcisce di fronte svolta
l'arresto diffuso segue senza sosta
per la grazia.
(ritratti in piedi, dritti,
mai pronti)
da fitta #2. affossamento
[sguardi contorti]
*
proseguire la stanchezza
è diventato impossibile, scavo,
roba da genesi; qui mi sdraio,
concludi: da questa direzione
scema l'allegria tra il pensiero
e la voce, più di un suono la ninna
nanna si ferma, esaurisce la speranza,
i ricordi e le storie, nei nomi,
nelle cose, nelle voci
e quest'altro punto d'incontro
tra gli occhi sbarrati dal sogno
e le saracinesche abbassate
come a isolare da queste parti
le ultime risorse rare.
da fitta #3. dolore pungente
[chiuso con le zampe sosta]
*
la lingua s'avvita potente per l'urlo
lo scongiuro, non conosce altro costo
per rinunciare al resto disgelo
con chi caspita se c'è urgenza
l'affetto di un abbraccio sciatto di riflesso
con le mai impossibili macchie
da esangue giunge alla gloria senza
passare dalla gioia, dolora,
il posto del cane zoppo che antepone il morso.
da fitta #4. folla di persone. calca
[trapianti e trambusti]
*
pezzi stacchi questi innesti corpi
resti e rimani qui dove spazia
l'altro l'arto irto ci s'appoggia
e poi passeggia ci s'assaggia
e poi s'aggiunta il sorriso pieno,
i polmoni di fiato-terra combustano
l'impossibile sfibra alle radici
storte che spingono e spremono,
s'aprono dicono: rotti sfatti corpi
s'abbracciano abbacinati tutti
sommati appiccicati al mondo che
preme esprime frana sfa come li disfa
i giorni inciampi nelle storie in frantumi
Daniele Vergni (1984) sound designer, videomaker, dottore in Storia dell’Arte e dello Spettacolo (La Sapienza, Roma). Si occupa di ricerca nelle arti performative ed elettroniche. È redattore della rivista Sciami|Ricerche e collabora al progetto di ricerca Nuovo Teatro Made in Italy, ambedue diretti dalla Professoressa Valentina Valentini. Ha condotto laboratori sul Paesaggio Sonoro nelle scuole medie di Roma. All’attività di studioso affianca quella di creativo soprattutto dedicandosi alla composizione musicale e in questo ambito è attivo con le bands Christine Plays Viola, Sixty Drops e collabora con Miro Sassolini (ex-Diaframma) in qualità di live electronic musicist, videomaker. Ha realizzato videoclip per diverse band tra cui S.M.S. Miro Sassolini, Macelleria Mobile di Mezzanotte, MonoLogue. In campo teatrale ha collaborato con diverse compagnie in qualità di rumorista e di sound designer. Con Rosaria Lo Russo, poetrice (poeta attrice come ama definirsi lei stessa), ha pubblicato il libro+DVD Controlli (Ed. Mille Gru, Monza 2016) vincitore del Premio Internazionale di Poesia Elio Pagliarani (edizione 2017). Attualmente sta portando in scena lo spettacolo Felicia (frammenti di Felicia Impastato), di e con Teodora Mastrototaro con la regia di Olga Mascolo.





