di Enrico Trebbi

“Memorie e abbandoni nella poesia di Alberto Bertoni”. Riflessioni su “Semplici abbandoni”, (Einaudi, 2025)
Riflessioni di Enrico Trebbi sulla poetica di Alberto Bertoni emerse durante la presentazione del libro “Semplici abbandoni” (Einaudi, 2025) svoltasi presso la libreria Feltrinelli di Modena, l’undici ottobre 2025.
Ritengo che “Semplici abbandoni” di Alberto Bertoni sia, in assoluto, un’opera veramente straordinaria. Una sorta di libro mondo, non solo perché vi sono presenti, credo, tutti i grandi amori e le passioni di Alberto, i temi a lui cari, ma anche e, forse, soprattutto perché vi possiamo leggere una quasi miracolosa compresenza di una vocazione da entomologo (per la quantità e la cura di piccoli dettagli, spesso quotidiani, che popolano tutta l’opera) e di una capacità di allargare lo sguardo che pare appartenere a un cosmologo o a un filosofo.
E ciò che collega l’entomologo al filosofo o al cosmologo è una sorta di rispecchiamento del lettore in ciò che scrive l’autore, sia in termini di memoria che di condivisione di uno sguardo ampio e universale. Proust, nell’ultimo libro della Recherche, esprime perfettamente questo concetto:
“Ogni lettore, quando legge, è il lettore di sé stesso. L’opera è solo una sorta di strumento ottico che lo scrittore offre al lettore per consentirgli di scoprire ciò che forse, senza il libro, non avrebbe visto in sé stesso. Il riconoscimento dentro di sé, da parte del lettore, di ciò che il libro dice, è la prova della sua verità”.
Personalmente sono convinto che in moltissime occasioni, nel corso della lettura di questa raccolta, il lettore saprà e potrà riconoscersi nelle parole dell’autore.
Affiora, nei testi di Bertoni, la malinconia dei ricordi, spesso associati alla figura materna o paterna, che frequentemente riemergono da oggetti di quasi nessun conto, se non fosse proprio per quella loro capacità di suscitare memoria e rendere percepibile fisicamente l’irrimediabilità del tempo che passa (il sapone usato dalla madre nella poesia ‘Infanzia modenese’ – il tifo del padre per la Juve in ‘Nomi propri’, poesia, quest’ultima, nella quale troviamo una specie di compendio delle passioni sportive dell’autore: l’ippica, l’Inter, la Ferrari – mancano solo pallavolo e tennis, che emergeranno in altri testi).
A proposito di tennis, c’è una poesia che molto amo dove, partendo da un fatto di cronaca tennistico (l’addio di Federer allo sport agonistico), Bertoni costruisce una delle più belle poesie civili che io conosca (Lettera d’amore in un giorno di elezioni).
In ‘Semplici abbandoni’ è rintracciabile, però, molto altro:
- l’amore dell’autore per la propria terra e la propria città; dalle abitudinarie passeggiate mattutine per giornali, pane o caffè alle chiacchierate con un barista
- il compianto per amici scomparsi (bellissima ‘Numeri e nomi’, in cui mi sono molto riconosciuto e in cui molti, credo, si riconosceranno)
- appunti di viaggio, mai banali e che sempre riportano a un sentire alto e ad una vita interiore mai abbastanza scandagliata
- poesie dedicate agli amici, anche queste profondamente radicate e sentite (una di queste ‘Baudelaire’, dedicata ad un amico comune)
- un ultimo racconto, divertito e divertente, sul primo incontro avuto con l’olio di oliva (che sappiamo quanto l’autore detesti, preferendogli, da modenese autentico, grassi animali, quali burro, lardo o strutto)
- poesie d’amore: di una di queste, a mio avviso stupenda, ‘Menage’.
Azzardo anche una piccola notazione che non mi sembra secondaria: nessuno dei testi contenuti in questo libro termina con un punto fermo, quasi che realmente non avesse termine, come se ogni poesia fosse la premessa ad altre che verranno, come se tutta l’opera fosse un unico flusso di pensiero, così com’è la vita, dove ogni frammento è legato ad altri e ogni ricordo è generativo.
Insomma, una raccolta densa, ricchissima, intessuta con una vera maestria artigianale, dove predomina un’ironia delusa, disincantata, a tratti dolente e dove (per dirla con la nota sul retro di copertina) ‘può accadere che nella fuga inesorabile del tempo si riaccenda improvviso il dettaglio di un ricordo, qualcosa in grado di mitigare le ansie, le mancanze’.
Estratti dal libro
Lettera d’amore in un giorno di elezioni
Per Adriana, Bologna, 25 settembre 2022
Caro amore,
il tizio semicalvo
appollaiato al mio fianco
nella zona arrivi dell’aeroporto di Bologna
non mi terrà la mano
come Federer a Nadal la notte
d’abbandono che ha fatto
piangere il mondo
A occhio anche lui quarantunenne
perplesso non lo seguo
mentre esalta al telefono il campione
eponimo di un’epoca
purtroppo già priva di memoria
per cui anche la più nobile storia
benché solo tennistica
oggi ha la stessa durata
del profilo molliccio di lumaca
sbiadita dalla pioggia sulla strada
che pure ieri sera
a un centimetro dalla mia ruota
anteriore destra
quasi come cometa mi è comparsa
e io accennando appena una frenata
mi sono illuso – confesso – di salvarla
proprio a nome della fragile rivolta
una volta per tutte decretata
dalla nostra condivisa voragine
e da una sintetica risposta alla domanda
Quante lumache in vita mia
avrò mangiato
e soprattutto in Francia?
Qui e adesso, invece
ci aspettano i fascisti al potere
altro che il compianto naturale
perché un mito del tennis
ha smesso, estraneo da tempo
all’involuzione di un gioco
che come tutte le cose di questo
nuovo secolo è cambiato
nello spirito e nel modo
bombarolo di giocarlo…
Perché non più federeriani
sarà pure tremendo risvegliarsi
ma vuoi mettere
già domattina ritrovarsi
sudditi di un fascio
per quanto edulcorato
come fino a vent’anni sono stati
anche i nostri genitori,
ignari scolari al buco nero
del regime più cupo e più retrivo
condannati?
(pp. 109-110)
*
Numeri e nomi
Coi morti non sai come fare
se numero e nome cancellarne
dalla rubrica del telefono
o qualcuno lasciarlo al suo posto
nell’ordine alfabetico,
a sperare che provi a chiamarti
un giorno o l’altro,
riapparire al tuo fianco
Lolli, Berselli, Scabia
e da oggi il flautista Matteo
li riconosci da come ti coinvolgono
con trasporto sincero
ma poi dai gesti pieni di ritegno
e affetto vero,
sospesi lì, sull’orlo
della città di fuoco
che prima o dopo
Abiterai con loro
(p. 113 )
*
Baudelaire
a Giancarlo Sissa, che si propone di rileggere Baudelaire
Non c’è gioco di sguardi
a Parigi, fra passanti,
movenze mute, danze di fantasmi
tantomeno nei passages
E rileggere Baudelaire, caro Charlie,
per tutta questa estate
non è rievocare i trapassati
come figure di mostri millenari
che rivedo anche oggi con terrore
nelle cattedrali rubate al Medioevo
da Monet…
Persefoni, Proserpine, Chimere
da una notte uguale a questa assimilate
ai nostri più rimossi e inconfessati
veri troppo veri da creparci
incubi o sogni...
Solo che siamo noi stessi gli ectoplasmi
sempre più distratti e più lontani
nel vuoto degli specchi spaventati
dove così flebili e lontani
provano ancora a riparlarci
i Tondelli, i Lolli, i Tassinari
Tutta una vita senza pioggia,
sarà questo il Moderno? E tu,
sicuro che ci siamo ancora dentro
e che abbiamo davvero fatto in tempo
per quel dernier métro
che ci farà portare meglio
da semivivi appena petulanti
le nostre suole al vento?
(p. 80-81)
Alberto Bertoni è nato a Modena nel 1955. Ha insegnato Letteratura italiana contemporanea all’Università di Bologna. Tra le sue pubblicazioni saggistiche: La poesia contemporanea (il Mulino 2012), Poesia italiana dal Novecento a oggi (Marietti 2019), Una questione finale. Poesia e pensiero da Auschwitz (Book Editore 2020), Voci del grande stile. Prose e poesie fra due secoli (il Mulino 2023). Come poeta ha pubblicato diverse raccolte confluite nel volume Poesie 1980-2014 (Aragno 2018) e L’isola dei topi (Einaudi 2021).
Enrico Trebbi è nato e risiede a Modena. Ha pubblicato alcune plaquettes di poesia insieme ad Alberto Bertoni. Sue poesie compaiono in diverse riviste ed è presente con proprie sezioni in antologie collettive. Insieme ad Alberto Bertoni e al saxofonista Ivan Valentini ha inoltre pubblicato 2 cd di poesie e musica: “La Casa Azzurra” (Mobydick, 1997) e “Viaggi” (Arx Collana & Book Editore, 2001). Nel 2020, con Bertoni, Valentini e la partecipazione del chitarrista e compositore Luca Perciballi, ha dato vita alla realizzazione del cd “Fumana” (2019), poesie in dialetto modenese e musica, e il cd “Intersezioni” (2022). Ha inoltre pubblicato due raccolte di poesia: “Un resoconto frammentario” (Book Editore, 2003), finalista Premio nazionale di poesia San Pellegrino 2004, “L’incertezza del volo” (Book Editore, 2017), vincitore del Premio nazionale di poesia Caput Gauri 2018 e finalista Premio internazionale di poesia Gradiva 2019 – State University of New York, Stony Brook.
Su “semplici abbandoni” leggi anche:
https://iltastogiallo.blog/2025/09/15/estratti-da-semplici-abbandoni-di-alberto-bertoni/





