a cura di Rosanna Frattaruolo
(Finalista Premio Inedito Colline di Torino 2025)
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VII - JUNGLAS REGIA
E’ sempre lì, il noce
con la sua statuaria aderenza
longilinea tacita presenza che
per lunghi giorni hai dimenticato
giorni in cui vi hanno regnato
un merlo ed uno scoiattolo
ed ha obbedito loro
a chissà quali arcane volontà.
Fedele come un vecchio faro
al largo delle fonde infedeltà
sta, saggio capo indiano
a cui a volte strappiamo verità.
Febbraio oggi, sopraggiunta è
la neve e prossima ha assediato
la sua alopecia, la sua stanca
allopatia, ci spiace non abbia
intessuto un candido vello
a lui che ritto nel suo stesso
bastone ha sconfitto
di nuovo il gelo
assurgendo nella luce fredda
ad umile antidoto alle nostre vanità.
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VIII - CUPRESSUS SEMPERVIRENS
Non so fino a che punto occorra salire,
ambire per raggiungere il cielo
ardire, se poi è cosa semplice
ardere nell'attimo pieno del lampo,
il vento che impera e divide
le cime dei cipressi tra gli aironi
cinerini: vedette in balia di tempeste.
Più ti approssimi al Dio
più si assottiglia la fune
che ti lega al suo cuore.
E nella tersa luce oltre le nubi
tanto netta è la parola
da sembrare un acuto
silenzio senza un nome.
D'abbasso si pavoneggia e si fa baldoria,
in un'arcana quiete senza memoria
si prepara l'esca del male:
termiti, formiche, funghi
come tiranni senza dignità.
L'inferno è sempre una forma autoindotta
e lo spavento ha seme nel festeggiare.
Questo è quanto racconta
il cipresso accesso, questo
è quanto la sua lingua ininterrotta
ti sussurra ebbro nelle avversità.
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IX - PINUS PINASTER
E penso a questo pino marittimo
alla sua estenuata questua d’azzurro
la smisurata bellezza, lo slancio
che piega la schiena come una vedetta
che cerca incessantemente terra
e resiste, albero maestro, a ogni vacua
sirena; penso al pino,
ai passeri che fanno peso
ma cantano, cantano la sua preghiera
o allo scoiattolo nero
che scivola lungo le costole
anche questo un minimo peso che stanca
anche questa è la spossatezza:
la gioia, una fede incrollabile,
la voglia infinita di cielo,
la vista che annebbia sul l’ultimo tratto
e scema, il vento poi che non ha requie
e forse questi rami, la loro immancabile pena,
mutilati ma in scena, sempre in scena.
Alessio Alessandrini (Ascoli Piceno, 1974), è insegnante di scuola media. La sua prima raccolta La Vasca (Lietocolle 2008) è risultata vincitrice del XXII Premio Letterario Camaiore nella sezione Proposte Opera Prima. Nel 2014 è uscita presso l’editore Italic-Pequod la sua seconda opera poetica Somiglia più all’urlo di un animale, silloge segnalata al XXVII Premio Camaiore, al XXIX Premio Montano e alla terza edizione del Premio “Civetta di Minerva – Antonio Guerriero”. Nel 2019, sempre per la Italic-Pequod, è uscita la silloge inedita dal titolo I congiurati del bosco. Sue poesie posso essere lette in raccolte antologiche o sul web. Collabora come redattore al progetto editoriale Arcipelago-Itaca Edizioni e con l’associazione culturale Umaneventi.





