a cura di Rosanna Frattaruolo
(partecipante al Premio Inedito Colline di Torino 2025)
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Intro: Ballata lugubre (presso il cimitero delle Fontanelle)
Per ogni teschio una monetina
un lumino per ogni anima.
Come il beccamorto nell''incavo di tufo
della mia Musa m'appresto a disporre
– in rigida posa – il cadavere
per la scolatura.
E con il pungolo della parola
l'involucro dei visceri
dai liquidi m'accingo a liberare,
dalla memoria del dolore.
Ché le sue ossa scarnificate
possano tra questi ossari,
note sepolture non sfigurare,
la quiete di teschi polverulenti
in ogni tempo accatastati
sposare e in navate colme di tibie, femori
tra pretini, “pezzentelli”, appestati
con dignità aver riposo.
Per ogni teschio una monetina
un lumino per ogni anima.
Ma – ahimè! – la parola più non pungola!
Su un volto cinereo, immutabile ormai
due caverne di pece si spalancano
sugli scucchiaiati bulbi!
Di lingua orecchie, unghie, denti
strappati di netto non restano che ferite
putribonde. Le rituali formule
rimpiazzate da superstizioni.
Le preci alla Signora dell'Ade
involgarite da immaginette di santi,
merletti, rosari; culti antichi
svuotati di sacralità e mistero.
Per ogni teschio una monetina
un lumino per ogni anima.
Che della mia Musa il fantasma
come animella in pena
non sia costretta a vagare,
refrigerio cercando in notturne
apparizioni, tra vapori di Morfeo
e umidori purgatoriali.
E con altre celebri “capuzzelle”
orfanella sia adottata tra lumi,
pizzi, cuscini, in tabernacolo
facendo mostra di sé,
per grazia d'un terno al lotto,
di favori e protezione.
In tempi bui e corrotti
di boia, untori e “schiattamuort”
il cantare in versi più non è
timorata lode agli dei, ode ad eroi
o filosofi, ma conferire con i sordi;
con i morti labile colloquiare!
Per ogni teschio una monetina
un lumino per ogni anima.
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3. Canto della rarefazione (pharmacia alchemica homeopatica)
[dissolutio]
Danzano gli spiriti della notte
le otto gocce suggendo
del succo vitale: una goccia
è spezia inebriante, una goccia
primizia di sogno.
Una goccia essenza del mondo,
una goccia sale prezioso.
La quinta goccia elisir di lunga vita,
la sesta lampo di puro zolfo.
La settima simile alla carne di Dio.
L'ultima rossa d'oro e mercurio.
[calcinatio]
Mutare zolfo in argento vivo
la colpa in opus stimabile;
in elisir o essenze spagiriche
l'ingenua botanica dei sentimenti;
ridurre in polvere nel mortaio,
in denso residuo di crogiolo
l'alacre chimica del pensiero.
“Per sette volte sette e poi sette silenzi”1
[sublimatio]
Consci di non proferire
una sola parola che sia salvezza,
che pretendere onestà e giustizia
dalle vicende umane
è come andare a caccia di verità
nell'antro della Sibilla. Profezie
mirabili distillare dall'Averno.
Trovare una cura agli Incurabili
la più ardua sfida: speranza folle
che la milionesima parte
d'una goccia di veleno
possa esser antidoto alla Morte,
una lacryma Christi di poesia
redenzione dell'Umanità.
Nel cuore e nella mente
le parole del dottor Speciani:
al paziente che chiedeva
che razza di medico mai fosse,
rispondeva d'esser omeopatico,
vitaminico o lassativo,
a seconda dei casi.
*
5. Canto della rarefazione (presso il Parco Vergiliano)
“Ahi non è dunque vero
che danno o pianto oltre 'l morir non dura,
ed a mia trista salma, o passeggero,
nè pur la tomba è l'ultima sventura!”
Epigramma di Antifilo Bizantino, trad. Giacomo Leopardi
Nessuna urna coi resti di colui che cantò
“i pascoli, le campagne, i condottieri”.
Nessuna nicchia nel colombario
d'età augustea con le ceneri
del più grande poeta di Roma,
colui che celebrò i fasti
degli Eneadi, dell'Imperatore.
Così le poche traslate ossa
nel sepolcro di Leopardi
– l'alta ara marmorea ghermita
da fauci cavernose, da viti, edera –
non appartengono al poeta
gettato, si dice, in una fossa
insieme ai morti di colera.
Non cercate le loro anime-ninfe
tra abeti, querce, faggi – i legni
di cui, secondo Virgilio, fu plasmato
il destriero di Troia – tra siepi
di mirto e pungitopo, cipressi, lauri.
Né vedrete all'abbuiare della sera
le loro anime orfane
tra le nidiate delle nottule
o d'altri ripugnanti angeli col muso
a ferro di cavallo, abitanti
la desolata Crypta che unisce
Mergellina a Fuorigrotta – degli Inferi
terza Porta dopo le bocche
di melma fumante ai Campi Flegrei
e l'antro di Cocceio –.
Eppure le anime dei poeti mortiferi
talvolta ai vivi s'avvicinano
in sfarfallato volo, emettendo
ultrasuoni a scandagliare
e, cessata l'orribile danza corale,
all'ingiù alle fessure s'appendono
avvolte nelle membranose ali;
come le mummie di Ruysch ormai
incapaci di comprendere la vita,
serbano solo ricordi confusi.
Troverete briciole dei loro spiriti
tra i versi impressi sulle lapidi, sui cenotafi
oltre gli echi del mito, le credenze
popolari; udirete al sorgere della Luna
o nella tenebra più profonda
sussurri, mesmerismi, mormorii...
quando darà tregua il traffico dell'urbe
e il silenzio verrà spezzato solo
dal lugubre richiamo dell'assiolo.
Sergio Gallo (Cuneo, 1968). Laureato in Farmacia presso l’Università di Torino e collaboratore di farmacia da 28 anni. Ha pubblicato nove raccolte poetiche: Pensieri d’amore e di disastro, Tipografia Saviglianese 1991; La giostra di Venere, Mario Astegiano Editore 2003; Canti dell’amore perduto, puntoacapo 2010; Pharmakon, puntoacapo 2014; Corvi con la museruola, LietoColle 2017; Beccodilepre – poesie sulla montagna 2006-2018, puntoacapo 2018; Approdi/Landings, Arsenio Edizioni 2020; Amnesia dell’origine, puntoacapo 2021; Eden – Memorie di un cittadino sospeso, Sensibili alle foglie 2022; Gleba – ādāmah, Gattomerlino 2025.
Ha vinto il Premio Giacomo Leopardi 2006, il Nuove Lettere 2010 e il Guido Gozzano 2013. Suoi versi sono apparsi su La clessidra, Pagine, Le Voci della Luna, Il segnale, Amado mio, Mosaico italiano e in diverse antologie. Fa parte degli autori presenti in Ossigeno nascente – Atlante dei poeti contemporanei, redatto dall’Università di Bologna e del collettivo Fissando in volto il gelo – Poeti contro il green pass, attivo dal novembre 2021.
- Wislawa Szyborska, da Sogno, in Sale ↩︎
dello stesso autore leggi: Affioramenti da “Gleba – ādāmah” di Sergio Gallo, Gattomerlino editore





