a cura di Antonio Corona
APPROSSIMAZIONI
da metrica
LAME
Se ho inciso il legno il motivo è lo stesso
per cui la carne apre alla carne
le mucose salgono alla luce.
(Sei proprio tu quando non ti guardo
sai articolare a malapena il fianco
con la penna avevi rotto tutte le maglie).
Non posso stabilire in anticipo
chi o che cosa resterà congiunto
posso appena governare le sillabe
e anche allora è meglio evitare
certe collisioni. Solo una volta
ho seguito la curva quasi fino in fondo
mi sono fermato poco prima del fuoco
(era quello il mio abbaglio
non distinguere il tuo dall'odore dell'aria)
ma di ogni interruzione deve restare traccia
la fuga è questa l’unica cura per gli occhi
lontano dalla pelle dal graffio
dalla torsione dolcissima.
da mantica
DEVIAZIONI
Avevi ancora sangue nel respiro
lo notavo all’improvviso come si nota
il margine di un’iride una maglia rotta
la deviazione dell’asse.
Tutto si può contare
parole passi capelli smarriti
non è quella la somma – tutti
tutti in fondo conosciamo il giorno
persino l’ora
sarebbe facile
lasciar maturare i segni
torcere in tempo la traiettoria
forzare le palpebre.
È una cosa
minima la bellezza un urto
di falangi un fiore d’argento matto.
da semantica
LE DIEU DETAILS
Vorrei poter pensare di avere assolto
a tutti i doveri
oggi
in primis quello del respiro
poi quelli generici verso il mondo intero
potrei di conseguenza reclamare il diritto
a uno di quei silenzi
uno di quelli che un tempo avresti veduto
zampillare
dal dito affusolato di un angelo
annunciante
o raggrumarsi nella sostanza catramosa
di un chiaroscuro
un silenzio da brocca da liuto da cucurbitacea
una quiete fiamminga
in cui l’unico raggio di luce illumini
con noncurante precisione
l’unico dettaglio rivelatore
l’intervallo mielato fra le tue labbra semiaperte
la forma della mia guancia
in attesa
sul versante in ombra del tuo seno.
CONVERGENZE
da la nuda pelle
IL MISTERO DELLA CARNE
Giovanni Bellini, Giovane donna nuda allo specchio
Cosa volete che importi
se l'ombra ha già ingoiato il muto
e la stanza è affondata
in quel lucore di stagno
e chi mai baderà al guizzo
della luce sul vetro tondo
all'indizio nascosto all'infinito
trascolorare del cielo
è il mistero della carne
l'affiorare della clavicola
il sorriso immobile
di chi si ammira in uno specchio vuoto
nel silenzio infrangibile.
da prima del tuono
FIENO E TERRA
Giorgione, Venere dormiente
Una donna che dorme è un guscio duro
una sponda ostile per la luce
nulla è per te - dice - nemmeno l'onda
mite il ventre
eppure saprebbe - se mai
la toccassi - di fieno e di terra
svanirà presto lungo l'orizzonte
sciolta in un cavo d'ombra e di marcite.
da difendere la notte
HINDSIGHT
Artemisia Gentileschi, Giuditta e l'ancella
Tutto è già avvenuto
il sangue è asciutto
la luce fugge agli zigomi
è inutile il richiamo
lei si è già pulita
le mani rassettati i riccioli
puoi solo amare il bianco della gola.
da il dio nascosto
SESSIONE DI POSA
Bronzino, Allegoria del trionfo di Venere
Prima dell'ultima pennellata
la lingua sarà secca
il capezzolo piatto
e tutti avranno smesso di sorridere
però poi tutto sarà così bello
la safena pulserà per sempre
niente potrà allentare il groppo
dei muscoli raggrinzire quelle belle natiche.
Sergio Pasquandrea (San Severo, 1975) vive e lavora a Perugia, dove insegna lettere in un liceo. Si occupa inoltre di giornalismo musicale in ambito jazz. Ad oggi ha pubblicato le plaquette Topografia della solitudine (Fara) e Parole agli assenti (Smasher), e le raccolte Approssimazioni (Pietre Vive), Oltre il margine (Fara) e Un posto per la buona stagione (qudu) oltre a numerosi testi in riviste e antologie. È inoltre autore del libro di racconti jazz Volevo essere Bill Evans (Fara) e del saggio Breve storia del pianoforte jazz. Un racconto in bianco e in nero (Arcana).





