a cura di Antonio Corona


Scuci l’imbastitura dei tessuti epiteliali
lo vedi che siamo corpi illimitati
praterie di acqua e di fiati.
Il sangue si annoia a morte a correre
sempre nello stesso circuito.
A volte bussa, bussa forte
dice che vuole schizzare fuori imbrattarsi
miscelarsi nelle sacche per trasfusione
perdere memoria del padrone
essere di tutti e di nessuno.


da VISIONI PERIFERICHE


Autobus

Container casuale di pezzi e dettagli:
l’unghia laccata lo strappo il ginocchio
la coscia il cerume e il cavolfiore
raro si svela l’intero.
Solo la parola detta
qualsiasi parola lievitata
dal battistero occipitale delle teste
ricompone la donna l’uomo
il passeggero.


Eres – omenaje a Jorge Luis Borges

Sei la brezza che ristora la guancia
erranza che non dà risposte
Sei la scheggia del basolato
che da seicento anni
insiste nel girotondo
della piazza e non si stacca.
Sei la retta gialla della preferenziale
che sghemba s’adatta
alla strada medievale.
Sei il latte cagliato
nella nuvola nera
il gomitolo nero
nella nuvola bianca
specchio che entrambe riflette.
Sei la spugna
sul bancone del bar
che assorbe
la milonga degli astanti.
Occhieggi dal bow-window spalancato
sei nei libri in penombra
l’acaro centometrista della costa plastificata
il pesciolino d’argento
tra le pagine ingiallite.
Fuggi dai polpastrelli
di chi ti scrisse
di chi ti legge
di chi ti scorre
fino all’ultima riga.


La frana

Tornerà dura la soma allo zoccolo
la slavina inghiottirà ogni cosa
ci saranno nuove forme per i ramponi
delle formiche.
In mezzo al crinale dirupato resiste
un paletto di cemento armato
scappucciato il pene il ferro 10 cm di diametro
si è ammalato della peronospora della vite.
L’umidità grigiastra percuote le forge secche
del cavallo e ci avvolge col cellophane
prima che andiamo a male.
Un due tre stella.
Ogni saltello uno strappo nella pellicola.



- DE NATURA -


Corpi

E conto i tuoi anni stroncati
e i miei ancora.
Tagliato al garrese
poi deposto
ucciso di fresco
sangue di resina
conifera
terramobile vecchio
che dovevi fare posto.



- A-MORS -


Insonni

Chi tiene teso – da capi opposti –
il filo della tua vita
prova il sadico piacere
di farlo sobbalzare
di tirarlo per fratturarlo
e tu distesa su quella ràfia
sobbalzi ti spezzi quasi
salti sul letto
implori pietà con gli occhi.

Nulla, quelli continuano,
piccola bambolina voodoo
feticcio e carne dei loro giochi.
Stanno dentro di te
si nascondono il giorno
e alla notte escono
con la scimitarra tra i denti.
Allungo la mano, ti cerco la coscia
faccio impronta calco
gocciolo sillabe di miele.

Attivo il salvavita.



da LO SCANDAGLIO


Muscoli

Ogni giorno almeno mezzo sorriso
emiparesi sinistra del viso
volontaria espressione di grazia
non malattia né demenza.

Decontrazione di dodici muscoli
rullo compressore di rughe
confessore delle sofferenze
sorriso baccello di grani
di gioia seminata a caso.

Sorella consuetudine del rancore
scompari dalle strade
seppellisciti sotto a giacinti in fiore.


Molteplice

Nelle mie molteplici nascite
e nelle molteplici morti
ho indossato diversi orientamenti sessuali
in involucri più o meno decenti
ho respirato il respiro di diaframmi ignoti
e la nicotina aspirata dal lampione
nel parco congelato.

Sono stato la formica operaia
che un bambino annoiato ha schiacciato
il guscio a spirale di un fossile marino
la casa del suo verme infreddolito.

Troppo ho dimenticato le voci
i nomi propri
le storie comuni
le nitide visioni
le ombre allungate
e dei troppi miei funerali.

Non c’è stata alba e non ci sarà tramonto già visto,
negli occhi faville di “una luce che brilla al di là di tutte le cose
che sono sulla terra, al di là di noi tutti, al di là dei cieli...
È la stessa luce che brilla nel nostro cuore
.2

2Chandogya Upanishad (3, 13, 7). Le Upanishad sono testi indiani del periodo compreso tra l’VIII e il V secolo A.C. che affrontano l’interpretazione filosofico-mistica dell’antica parola rivelata.


Proto-batteri

Esistono micro organismi che scompongono la plastica
la degradano e la digeriscono.

Questa notte sono infestato da colonie di proto-batteri
i loro enzimi sminuzzano il mio sterno
defecano le fibre di eternit di celle cerebrali
memorie lontane straripano
sudano fuori pozze acquitrinose
tremolii galleggianti.

Enjoy the silence alle 4:45 nemmeno un grillo in calore
martelli rossi percuotono the wall
il muro cade e cadono decennali inibizioni mentali
vedo i volti, vedo eyes without a face
le mani dappertutto, gli smalti da unghie, le voci, le bandane
le stesse biografie taglia-incolla
vomito indistinto sul pavimento

Non ero io?

Non eri tu?

Chi erano?

Chi eravamo?


dalla postfazione di Franca Alaimo
La poesia di Bartolomeo Bellanova, nutrita com’è di elementi culturali di diversa provenienza (e nello spazio e nel tempo) ed esplicitata in un linguaggio fortemente ibridato dall’uso di lemmi attinenti a vari settori del sapere, esige, in ragione di ciò, per essere meglio compresa e restituita, un tipo di lettura relazionista, capace di mettere insieme tutti gli elementi che la costituiscono: innanzitutto, l’approccio formativo presumibilmente scolastico e in seguito ripreso e soggettiva mente rivalutato – alla tradizione letteraria italiana, le cui tracce sono visibili, anche senza la menzione diretta degli autori (da Dante e Lo Stilnovo fino a Pascoli, Montale, lo sperimentalismo duttile di Sanguineti) e a quella europea, a partire da Eliot, il quale nel saggio Il bosco sacro scrive intorno all’importanza «delle relazioni di ogni composizione poetica con le poesie diverse di altri autori», proponendo «la concezione della poesia come di una vivente unità di tutte le poesie che sono state scritte». […]
Si tratta, dunque, di capire in che modo Bartolomeo Bellanova sia riuscito ad assimilare e cucire insieme tanti e opposti stimoli intellettuali e in un’organicità di pensiero e, per quel che riguarda la resa formale, in uno stile personale e caratterizzante. La prima cosa da tenere presente sarà, allora, la storicizzazione di questa poesia all’interno della realtà contemporanea affidata al cosiddetto pensiero liquido, indicando con quest’ultimo o una deficienza di identità, di unitarietà e visione d’insieme, o, al contrario, una postura mentale aperta all’accoglienza e al sincretismo, in nome di una coerente filosofia dell’Essere, che sembra, appunto, costituire il punto d’arrivo della meditazione e rappresentazione poetica dell’autore.
[…] Altre citazioni, tratte da testi sacri induisti e buddisti, se da una parte rivelano l’ampiezza culturale di Bartolomeo Bellanova, dall’altra sottolineano una continua oscillazione del pensiero sul destino dell’uomo post-mortem che non va letta come incoerenza, ma come una postura di umiltà di fronte al mistero. La perplessità dell’autore si manifesta anche nei
confronti della resurrezione del corpo di ogni individuo promesso dal messaggio evangelico. Essa non proviene da un rifiuto del Cristianesimo, ché anzi molti testi lo vedono visitare chiese, monasteri e adorare immagini mariane (in Notte di Natale sono addirittura celebrate l’estasi dell’Eucarestia e la gioia che inebria l’anima), ma da una sete di inesauribile ricerca, da una domanda apertissima di senso. […]


Bartolomeo Bellanova – nasce a Bologna; dopo un percorso di studi finanziari si avvicina alla letteratura e pubblica i romanzi La fuga e il risveglio (Albatros Il Filo 2009) e Ogni lacrima è degna (In.Edit 2012). Partecipa ad antologie poetiche tra cui Sotto il cielo di Lampedusa – Annegati da respingimento (Rayuela 2014), Sotto il cielo di Lampedusa – Nessun uomo è un’isola (Rayuela 2015) e Distanze obliterale – Generazioni di poesie sulla rete (puntoacapo 2021). Ha fatto parte della redazione della rivista culturale la macchinasognante nata nel 2015 e attiva fino al 2023. Ha pubblicato la raccolta poetica A perdicuore – Versi Scomposti e liberati (David and Matthaus 2015). È uno dei curatori dell’antologia Muovimenti – Segnali da un mondo viandante (Terre d’Ulivi 2016) che contiene gli scritti di 46 autori provenienti da sedici Paesi del mondo, attori in prima persona di fenomeni migratori. Ha pubblicato la silloge poetica Gocce insorgenti (Terre d’Ulivi 2017) e il suo terzo romanzo La storia scartata (Terre d’Ulivi 2018). Ad aprile 2021 è stata pubblicata la raccolta poetica Diramazioni (Ensemble). Perdite (puntoacapo) è il suo ultimo lavoro poetico pubblicato a ottobre 2022. Fa parte dello staff di Bologna in Lettere BIL, spazio di dialogo e condivisione di letteratura contemporanea.

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