a cura di Rosanna Frattaruolo
da Camera delle meraviglie e dei ricordi La provinciale Rotola un riccio sulla provinciale, balugina sfatta la foglia macerata nel guazzo e quest'anno i castagni li si mormora sterili. L'umido s'agglutina dolcemente alle ossa, il fiato tuo defluisce in un rivolo fino alla falda e berremo noi l'inverno, tutto a primavera. * Lanterne Bruciammo lanterne cinesi, ma una scampò ed i venti curiosi, che tagliano e irridono tavolieri e gole, verticali s'annodano intubati e sbocciano dall'occhio corolle immani e imbronciati solinghi un raggio infilano ognuno, sazi mirando il proprio cantone, per tanto d'affare s'addormono e lei galleggiò fino ai mari incoscienti, ché la videro spiriti forse satolli. * da Elvira e Tiresia Ardore è relativo contare i gradini della Moschea dal Re Vivente; lo è anche il gusto piccante, l'appartenenza ed il prezzo di un vecchio montone. Relativo è l'aspetto gordiano di un nodo, come del sale l'odore, il buio rispetto al suo luogo, oppure il mio misero ardore. * Balvano Il disastro di Balvano ebbe uno scarno trafiletto sul Corriere, che riprese un lancio d'agenzia su Lisbona ed il pneuma di cui tutto questo è permeato (persino il bicefalo treno ed i seicento aurighi soffocati) spira fin dai giorni di stesura di Fedro e dalle bizze perigliose dell'acerbo Fetonte. * da Esemplari sommersi Trote immortali Marinetti al mito l'occhio strizzò infarcendo le trote di noci e passandole al fuoco, le parò appresso con vesti intrecciate di rabbia e valore le rese immortali ne fece guizzanti titani. * da Esemplari ibernati I condannati Porto il nome di chi sfondò a Nikolaevka, e ignorò qual fosse la taccia sua, forse nel gelo guadagnata. Lo dicevano prima ghignando il calabrese, per via di suo padfre che tuttavia non lo fu, e m'è giunto l'epiteto ma il senso è perduto. Porto i geni dei capelli ramati e gli odori dell'isba: le resine bruciate, le povere zuppe, il puzzo di storia dei condannati. * da Esemplari impagliati Tre poesie sui passeri II Appresso l'acquata, colti a trafficar nella pozza, nemmanco indugiano sul mio sguardo mite e conosciuto, ch'esplodono in volo e vanno dispersi, per comparir nel fango, di botto ed ancora: quattro promiscui amoreggiano, due tutti presi a becchettare, a turno si scrollano di dosso l'acqua sozza. * Folaghe Anche pativano le folaghe d'esser canoniche nei giorni di magro (le racconta l'Artusi, a migliaia in un giorno nei pressi di Pisa, dibattersi vinte nel lago, con carni modeste ma beffarda abbondanza) e tramontati gli scempi le scovo alla banchina, dove muore la corrente anelando il riposo e la mollìca, a rallegrare i posteri di nemico lignaggio.
Carlo Tosetti (Milano, 1969), vive a Sirtori (LC). Per sopravvivere svolge il lavoro di impiegato, per vivere si occupa di scrittura e naturopatia. Ha pubblicato le raccolte Le stelle intorno ad Halley (LibroItaliano, 2000), Mus Norvegicus (Aletti, 2004), Wunderkammer (Le Pietre Vive, iCentoLillo n. 8, 2016), La crepa madre (Le Pietre Vive, 2020) e La teoria del Transatlantico (Cofine, 2022).





