a cura di Rosanna Frattaruolo

da Fotogramma di un nuovo cantiere 

Non lo sapevi, ma la città è cresciuta dentro di te.
Nel corso degli anni ha scavato dei sentieri, si è estesa
al di là delle sue mura, al di là delle lingue rovinate in
bocca, nessun rischio che una sillaba ti s'incastri tra i
denti.
La città si è incollata alle tue ciglia e cala fitta come
della nebbia che sfuma nei camini, entra nel corpo e lì
decanta, in silenzio, graffiando le pareti del pensiero,
parassita, come del muschio sulla pietra.

Non lo sapevi, ma la citta è un animale che sopravvive,
a digiuno da giorni, e scava dentro di te come un cane
che scava nella terra.

*
la città è una biscia incandescente
che s'allunga e striscia,
mentre tutto ingoia e tutto brucia
lungo la sua scia
e cresce
su di noi

incapaci di uscire
dalla sua presa di luce
e d'angoscia

*
poi un giorno fu l'intonaco

il bianco sui fianchi
e tra le costole,
un bianco totale,
come non se ne vede da anni

Sembrano degli angeli
di gesso, di vetro
o di cartapesta,

spettrale

questa strana trasparenza
radicata a terra,

l'imitazione imperfetta
di quello che umano non è

uno specchio ricurvo e seducente

questo futuro verso il quale
erriamo

*
da Giardini verticali

ci scrutiamo dalle finestre

da questi rettangoli appesi al muro
come soldati in rango
sempre sull'attenti, pronti
a mirare un bersaglio

che sia pure il gesto
di un'umana presenza che duri
oltre la traccia del nostro
scorrere sullo schermo:

l'altro, di fronte, esiste
fratello d'ombra e di fuoco
come una visione di verde
nel deserto, miraggio di pace

nella trincea degli specchi

*
da Fiori di catrame

appartamento 302

Primo pomeriggio, sfondarono la porta.

Lo trovarono seduto nella sedia a dondolo in cucina,
le sue mani ancora chiuse sulla radio che gli teneva
compagnia. La lampada era accesa, nonostante il
sole avesse invaso ogni angolo del locale, il suo
corpo dolcemente curvato all'indietro. Pareva stesse
dormendo.
In quel momento la radio stava passando le previsioni
del tempo. Da domani, neve fino in pianura.

Sembrava davvero un uomo felice.

*
da Piano sequenza

la rosa essiccata nel vaso,
non lo vedi
ma sanguina al suo interno:

è un cuore vegetale che insiste
nell'esserci, a stento, col suo battito
minimo,
prigioniera
nella gabbia di una vuota eternità

*
mano anonima -I

dentro di me
fugge l'uccello di calcite

le sue piume coprono
il mio corpo nel buio

mentre calcifica il cielo
tutt'attorno

(lo spirito scivola
nella pietra)

la traccia delle sue ali
minerali è una linea
tremante
e mi trafigge

tagliente
come una freccia


*
da Lingua sommersa

VI.
In dialogo con Agota Kristof

cette langue qui tue ma langue maternelle


la lingua nemica
entra dall'udito e scorre
fino all'aorta

dove aspetta e ringhia

-cane che scopre
l'estraneo in agguato
dietro la porta

e latra e morde l'osso
della lingua morta-

così l'operaia ungherese
come una Penelope
tesse nel suo quaderno
una lunga narrativa
sull'inferno

mentre aspetta
il ritorno della lingua
recisa,
la certezza della scrittura
come unica dimora

bozza eterna
in una lingua storta

Breve nota dell’autrice. I quotidiani italiani spesso segnalano come sia d’attualità il dibattito sulle condizioni estreme di lavoro alle quali sono sottoposti gli operai dell’edilizia che, purtroppo, ancora perdono la vita sui cantieri.
L’animale estremo, scritto tra il 2015 e il 2018, è nato dalla necessità di manifestare il mio spavento davanti all’ennesimo cantiere sorto nei dintorni di un quartiere immerso nel verde della città brasiliana dove vivo da anni. […] Oggi queste praterie – zone limitrofi care alla formazione della spazialità e dell’identità – sono state corrose dall’avanzare delle industrie e dei quartieri residenziali. […]
La silloge è stata scritta inizialmente in francese, in un tentativo di «presa diretta» del vissuto culturale che mi ha segnata. Poi, molto lentamente, l’ho trascinata verso la lingua italiana, realizzando numerose alterazioni rispetto alla stesura iniziale, attraverso un movimento pendolare di correzione e modifica delle due versioni, che si sono contaminate a vicenda, facendo sì che oggi sia difficile distinguere quale sia la versione di partenza e quale la versione d’arrivo. Idealmente immaginavo un dialogo intimo tra le due lingue, tra i due mondi, in una sorta di tête-à-tête o canto a due voci, fedele al mio processo creativo. […]


Prisca Agustoni è nata a Lugano e dal 2003 vive tra il Brasile e la Svizzera. Lavora come docente titolare di letteratura italiana e comparata presso l’Università Statale di Juiz de Fora, in Brasile, e collabora come traduttrice e consulente per diverse case editrici brasiliane e portoghesi. Poeta multilingue, ha pubblicato libri in italiano, francese e portoghese, le sue lingue di scrittura e di vita, e sue poesie sono state tradotte per numerose antologie o riviste straniere. Tra le sue pubblicazioni più recenti, si ricordano i libri scritti in francese Le déni (2012); Un ciel provisoire (2015, finalista Prix Lettres Frontières); animal extrême (2025); i libri scritti in portoghese O mundo mutilado (2020, finalista Premio Jabuti); Pólvora (2022) e O gosto amargo dos metais (2023, Premio città di Belo Horizonte; Premio Oceanos Poesia). In italiano ha pubblicato, tra gli altri, i titoli l’ora zero (la gialla, podernonelegge/Lietocolle, 2020); la plaquette Lingua sommersa (2021) e Verso la ruggine (Interlinea, 2022; Finalista Premio Fortini; Premio Svizzero di Letteratura).


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