a cura di Rosanna Frattaruolo
La vertigine si rovescia in vuoto,
l’eco altalenante della sete,
una brama di luce, sa di ombra.
La luce ti ha illuso sempre da altri
luoghi e dal germoglio invisibile,
dire questo è ingiusto non salva
dall’abiura, dalla scarnificazione
del gesto, del volto. Dire: prendimi
così senza maschere, prendimi
anche nell’odio, nella rabbia, nel
gelo, nell’ombra, nel vuoto, nel cielo.
***
Il peccato più grande è tradire sé stessi
ma tu sai chi sei? Per non tradirti devi
saperti, per saperti devi tradirti.
Pericolo è cercare la conoscenza,
accompagnarsi al nemico, lasciarlo
sfiorare la via, la piccola casa nel bosco,
la strada arrubinata nelle ceneri.
***
Sei la divisione molecolare,
al guado del tempio l’immonda eri
metafisica del sogno cruna
criptica eri la furia degli astri
disciolta eri l’ardore ferito
il sangue bianco linfa vitale
l’artiglio di luna infuocata eri
la madre rinata alla vita
la vita la morte e l’ombra eri
piccolo fiume diviso per acque
imbevibili inaccessibili
eri la divelta porta la sabbia
il granello e lo scrigno eri
senza nome senza confini eri
la separazione del senso fuori
puro significante musica antica
l’ascesa senza spazio eri lo spazio
della tua camera da letto eri
i volti di chi parlava in te le voci
eri tu unica prima ultima
eri trafittura di tenerezza
eri corrusca e vana eri Iside
eri l’orma abbandonata dal padre
eri colei che non conosce madre
il cui ventre la terra la sragione
moltiplicazione della visione
eri l’ombra della tua ombra eri
diafana scaturigine sorgente
ti aspetto sulla strada verso il fondo
ti aspetto nella cesta dei serpenti
sulle rovine nei rifiuti nella polvere
nei manicomi armati nelle crepe
ti aspetto sulla via di casa e in cielo
tu cielo aperto all’assurdo e ti guardo
anima io ti guardo nell’ombra.
***
Chi giace in sogno non sarà mai nulla,
la culla della mente ci appartiene
e sfugge nel manto di un’estate.
Sono qui per la voce,
lo sciabordio dei corpi divorati.
***
Siamo portati a girare a vuoto.
Chi fu trafitto trafiggerà,
chi impazzì accuserà di follia,
chi fu schiavo schiavizzerà,
chi fu ucciso ucciderà,
i popoli sterminati stermineranno.
Le rose fioriranno incuranti,
sboccerà il giglio, crescerà la quercia,
il cielo, il mare, il vento, il fuoco
del mondo sprezzanti ci osserveranno.
Si ergeranno muri, si abbatteranno,
si disfaranno universi e nuovi
universi nasceranno dalle macerie.
Cosa siamo? Briciole, polvere.
Il potere è profondo e oscuro,
si rivolta contro chi lo esercita
senza pietà. Ciascuno a suo tempo
sarà giudicato. Finisce la storia,
sconfina lo spirito, nell’eternità.
Ilaria Palomba scrittrice, poetessa, studiosa di filosofia, ha pubblicato i romanzi: Fatti male (Gaffi; tradotto in tedesco per Aufbau-Verlag), Homo homini virus (Meridiano Zero; Premio Carver 2015), Una volta l’estate (Meridiano Zero), Disturbi di luminosità (Gaffi), Brama (Perrone), Vuoto (Les Flâneurs; presentato al premio Strega 2023 e vincitore del premio Oscar del Libro 2023, menzione speciale al premio Terre di Puglia); le sillogi: Mancanza (Augh!), Deserto (premio Profumi di poesia 2018), Città metafisiche (Ensemble), Microcosmi (Ensemble; premio Semeria casinò di Sanremo 2021; premio Virginia Woolf al premio Nabokov 2022), Scisma (Les Flâneurs, settembre 2024); il saggio: Io Sono un’opera d’arte, viaggio nel mondo della performance art (Dal Sud). Ha scritto per La Gazzetta del Mezzogiorno, Minima et Moralia, Pangea, Il Foglio, Succedeoggi. Ha fondato il blog letterario Suite italiana, collabora con le riviste La Fionda, Inverso.
foto in copertina di Davide Cortese





