a cura di Rosanna Frattaruolo
Maria Luisa Spaziani è stata probabilmente l’unico poeta italiano del ‘900 a fare poesia di ogni sfera dell’esperienza in una (sue parole) “intersezione di orizzontale e verticale”: con uno sguardo “femminile” e quindi “periferico”, inopinato, alle cose, agli eventi, ai sentimenti, capace di rinvenirvi una trascendenza, o un’unità tra le cose più lontane […]. (Franco Trinchero)
Nei miei vent’anni non ero felice
e non vorrei che il tempo s’invertisse.
Un salice d’argento mi consolava a volte,
a volte ci riusciva con presagi e promesse.
Nessuno dice mai quant’è difficile
la giovinezza. Giunti in cima al cammino
teneramente la guardiamo. In due,
forse la prima volta.
da La traversata dell'oasi. Poesie d'amore 1998-2001, Mondadori, 2002
*
La definizione, ricorrente , di «anche poeta», se da un lato rimarca la preminente attività di critico, tra i maggiori italiani contemporanei, non deve sminuire la vastissima opera poetica di Giorgio Bàrberi Squarotti […] il nucleo della sua poetica più che sull’affermazione di una dimensione alta o della sua proiezione nell’inferiore, si vivifica nel sempre diversamente rappresentato contrasto tra le due dimensioni.
Da dove viene il vento? Ma che importa
se da occidente, portando luci d’alba
e viaggi di nuvole istoriate
con le figure degli dei del mare
che benedicono i sudditi nudi
fra i picchi e le pianure e i rami d’aria,
o da oriente: la ragazza si fumo
sinuosa, lieve, danza oltre la cima
del campanile fiammeggiante, oltre
la voce cavernosa che ne esala
come un rantolo d’agonia o di coito;
l’angoscia è per dove andrà a morire
con l’ultimo sospiro tenebroso,
nel fresco sogno d’alberi o d’un fiume
mosso appena da brividi che scorrono
verso chi sa che oceano di pace,
o in un vuoto spiazzo: qualche palma
secca, una bugainvillea viola
appesa al nulla di se stessa, due ragazzi
si torturano, poi i capelli biondi
avvolgono lunghissimi i due corpi,
li nascondono all’ultimo sussulto
molle, un fiato così debole che ormai
non arriva a scoprire, per un attimo
almeno, l’aspra smorfia dei due volti,
se mai sia noia o il trionfo della conquistata
conoscenza del tutto.
Alghero-Roma, 23 luglio 1994
da Dal fondo del tempio, Genesi, 1999, p. 78
*
La poetica di Roberto Bertoldo si muove con modalità e tematiche coerenti, ripetute, insistite. Una poesia frontale, declinata in prima persona, di grande densità semantica, di «simbolismi taglienti e linguaggi calibratissimi» (S. Montalto). Un inusuale lirismo ruvido, funzionale allo scavo spietato, alla denuncia (e autodenuncia) – nelle varie raccolte – della vacuità della parola, delle debolezze morali e degli opportunismi imperanti nella letteratura […]
La tua solitudine è un risvolto incauto
e sfiora gli orridi che sanno di cornice
nel nostro carteggio di vetrata.
Anche se una stella
di luglio rovina alle stuoie
breve arrugo la terra e infamo.
Non è altro la distanza:
un buco che odoro, una – gramma
di vuoti a rendere.
Tu che sei il mio singhiozzo
e la mia deriva,
la lontra che incede nel fertile.
da Il calvario delle gru, La Vita Felice, 2000
Dalla Introduzione di Alfredo Rienzi
Poesia a Torino non vuole essere una ricognizione puntuale e esaustiva della poesia e delle voci poetiche di Torino e dintorni, né una classica antologia storicizzata presuntamente (e presuntuosamente) valoriale, con tutti i limiti e le parzialità dei criteri comunque adottabili. Sappiamo che in poesia l’oggettività si tinge inevitabilmente di soggettività e di valutazioni ondulatorie. Le presenze qui raccolte, prima ancora che un gesto di rigorosa valutazione critica di selezione, sono anche – e forse soprattutto – un minimo riconoscimento ai tanti amici e alle meno numerose amiche di poesia che ho avuto la fortuna di incontrare personalmente o, in rari casi, solamente di sfiorare sulle pagine e con cui ho, in qualche modo, avuto scambi e interessi poetici e umani significativi. Non certo, questo sia chiaro, tutti quelli che ho incontrato e che avrei voluto ricordare. […] I “cento anni” rendono simbolico omaggio a Maria Luisa Spaziani, prezioso incontro sul mio cammino, nata in Torino nel 1924, proprio un secolo fa.
*
Una mappa sorprendente di Giovanni Tesio
Benedette siano le mappe e i suoi cultori, perché le mappe possono, sì, illudere di catturare gli spazi quali che siano, ma anche ci restituiscono una ragione d’ordine e di classificazione che si ha un bel dire, ma sono necessari alla nostra fiducia nell’ordinamento del mondo. Senza mappe nessun viaggio – se non nell’infinita e a sua volta benefica – flânerie, ha direzione e meta. […] Ecco dunque che questo lavoro di Rienzi va letto quella discrezione che merita, va visto come un portolano, un aiuto alla navigazione di un luogo – Torino – che non manca di poeti, anche se siamo più propensi a credere che la poesia sia sempre e soltanto altrove: nelle capitali dell’editoria, nelle capitali di una geografia più mediatica, nei luoghi più sommariamente titolati, cui si può opporre – e la mappa di Rienzi lo certifica – una generosa e non impettita resistenza.
Alfredo Rienzi è poeta e saggista. Ha pubblicato diversi volumi di poesia, da Contemplando segni, in 7 poeti del Premio Montale (Scheiwiller 1993, pref. M.L. Spaziani) a Sull’improvviso, (Arcipelago itaca 2021, pref. M. Cucchi). Nel 2024 ha ripubblicato con Arcipelago itaca Custodi ed invasori (2005) e la raccolta antologica bilingue De sexta y de septima grandeza / Di sesta e di settima grandezza (Barnacle ed., Argentina). Suoi testi poetici tradotti sono stati pubblicati in Romania, America latina e Russia. Come saggistica ha pubblicato Il qui e l’altrove nella poesia italiana moderna e contemporanea (dell’Orso 2011) ed è in corso di pubblicazione con puntoacapo ed. l’antologia Poesia a Torino. Cent’anni e 40 volti. Ha fondato e gestisce il lit-blog “Di sesta e di settima grandezza”, dove è disponibile una biobibliografia più ampia.
per acquistare il libro –> : http://www.puntoacapo-editrice.com/SHOP
in copertina: 9 inchiostri a china su carta di Andrea Chidichimo





