a cura di Rosanna Frattaruolo
Raffaela Fazio della poesia dice
Ipotesi-ipostasi di poesia:
In questa lotta che ambisce all’arresa, è eccedenza che compete all’umano, gioco segreto anche se condiviso, domanda che mai viene meno, scossa-promessa perché sospensione tra salto e silenzio, spazio di incontro e di svuotamento, mobile torre di avvistamento e buona cassa di risonanza, è forse distanza meno sofferta dai volti del tempo, nicchia scolpita nell’aria per lari e lucerne, richiamo e strapiombo su ossari, nell’arnia dei sensi un sonaglio, scintilla che muore e rinasce in altra scintilla, è l’ascolto più lento e l’appello più urgente, è il grazie più fondo, è il mio stare nel mondo. Non ho altro che quello.
La sua poesia ci dice
Il passato non resiste.
Nessuno dei suoi angoli
rimane, solo
l’arco
su cui insiste:
dosso di terra
aderente al nostro passo.
Da qui
si avvista l’orizzonte.
Perché il passato
(se esiste)
è quest’assenza
che riempie l’aria
incrina serpentina
il cielo
preme convessa.
È il temporale
che lampeggia
che corteggia
la circonferenza
ma poi non si avvicina.
(da “L’ultimo quarto del giorno”, La Vita Felice 2018)
*
Scartare
nel fruscio delle ore
fino al dettaglio che in disparte
coglie la luce in punta al dolore
come nel nastro logoro, sbiadito
il ricciolo perfetto, fatto
col più maldestro tagliacarte.
(da “A grandezza naturale. 2008-2018”, Arcipelago Itaca 2020)
*
È il cuore che detta
la prima visione.
Quando mi hanno scritto
che eri morto
d’istinto ha cercato il motivo
di quella finzione.
Ha il difetto di vedere
ciò che è suo
solo come vivo.
(da “Gli spostamenti del desiderio”, Moretti&Vitali 2023)
Dicono di lei e della sua poesia
Massimo Morasso, prefazione di “Midbar” (Raffaelli Editore 2019):
[…] Raffaela Fazio sa bene di giocare a un rilancio di vitalità e di conoscenza espressiva sul terreno di un’ambiziosa lingua perforata e duttilissima, piena di spezzature, latrice di immagini di
pensiero e allegorie che nello specchio opaco e luminescente dei loro modelli veterotestamentari riflettono un doppio riferimento, una doppia referenza che punta sempre ancora a “fare simbolo” fra una rivelazione celeste in forma di annuncio e una narrazione terrestre della condizione umana […].
Perciò, capovolgendo la pressione ideologicamente e stilisticamente negativa che caratterizza questo scorcio di secolo, mette in opera una piuttosto inedita poesia come scienza della rammemorazione figurativa, dando corpo a un arazzo mito-esistenziale che assume l’altrove come griglia esegetica e le res gesta dell’incontro fra l’umano e il divino come fabula che muove la storia, l’umana e la divina (ma come distinguerle, alla fine?). […] Dal basso di un’identità multipla e sfuggente – in queste pagine, fra gli io poetanti c’è addirittura l’albero della conoscenza del bene e del male! -, la Fazio prova a reggere alle tentazioni dell’io-sono e a farsi tramite di un’esperienza linguistica nuova, dove parole e figure ereditate dalla tradizione scritturistica tendono a esprimere
per vie di “finzione” una profonda verità relazionale: una verità tutta poetica, colta al crocevia della mente dove i miti fondatori incontrano un’intelligenza del cuore iper-percettiva, che mentre li accoglie intanto li decodifica. Entro queste dinamiche generali, la sua poesia può essere considerata un’originale, energizzante poesia dell’incarnazione.
https://www.raffaelafazio.it/poesia/raccolte/midbar/
Giovanna Rosadini, prefazione di “Un’ossatura per il volo” (Raffaelli Editore 2021):
[…] Poesie improntate a una grande consapevolezza, dunque, nel loro indagare la maternità come punto fermo della vita, esperienza cardine che, se da un lato consegna inevitabilmente ad un sentimento di insufficienza, dall’altro è fonte di saldezza e coraggio. […] Ma “La vicenda materna si caratterizza per il limite che la madre progressivamente oppone al suo totale possesso del figlio e che traduce il dominio in responsabilità”, come ha scritto Silvia Vegetti Finzi in un altro memorabile libro sulla maternità, Il bambino della notte […]. Luci e ombre della maternità attraversano la raccolta, tanto gli aspetti lieti e di leggerezza quanto quelli problematici; la vita è fatta anche di “Materia oscura”, che sia la paura per i cani in agguato dietro a un cancello durante una passeggiata in campagna […] o sia lo straniamento […]. Però, se è vero che l’irruzione di un figlio implica, per la madre, “una ricostruzione di sé, un confronto con la vita e con la morte […]” (Vegetti Finzi), la parola definitiva tocca alla poesia: “oltre la morte /solo l’amore /è guardia di frontiera.”
https://www.raffaelafazio.it/poesia/raccolte/unossatura-per-il-volo/
Giancarlo Pontiggia, presentazione de “Gli spostamenti del desiderio” (Moretti&Vitali 2023):
Con Gli spostamenti del desiderio Raffaela Fazio affina ulteriormente la riflessione sul senso dell’esistere, costante pungolo della sua scrittura, partendo questa volta da una prospettiva inedita: il desiderio come forza che ricalibra il reale modificando di continuo la visione e orientando il passo.
L’instancabile messa a fuoco operata dall’autrice avviene sia grazie all’immersione nella propria coscienza, sia tramite il confronto con il mondo, con la storia, con l’arte (qui, in particolare, con il cinema e con la letteratura). Un simile dialogo era avvenuto anche in libri precedenti: Midbar era ispirato a figure e narrazioni dell’Antico Testamento; Ti slegherai le trecce riprendeva archetipi femminili della mitologia greco-latina; Meccanica dei solidi faceva rivivere personaggi anonimi della storia recente, capaci all’improvviso di un eroismo grandioso. Sotto questo aspetto, ogni silloge di Raffaela Fazio, oltre ad essere uno scandaglio interiore, ha la consistenza di un quaderno morale. Non è un caso che Gli spostamenti del desiderio, che si aprono con un lutto irrimediabile e si nutrono di una materia profondamente autobiografica, febbrile e lucida al contempo, si concludano con alcune poesie ispirate al diario di Etty Hillesum, morta ad Auschwitz nel 1943, e alla sua testimonianza luminosa. Qualcosa, anche nel buio della storia, personale e collettiva, continua a bruciare in quel misterioso anfratto della coscienza in cui le forze del desiderio e dell’immaginazione, della lingua e della memoria non si arrendono alla crudezza dei fatti. Tra lo sguardo e la parola, tra ciò che si perde e ciò che risorge, è l’enorme materia del vivere con la sua energia rigenerante: «Tanto nero. / Ma solo / raggiunto il fondo / senti / che non ha materia. / È un foro. / Non dissimile / dal cielo».
https://www.raffaelafazio.it/poesia/raccolte/gli-spostamenti-del-desiderio/
Raffaela Fazio e i suoi poeti
I primi poeti che hanno influenzato la mia scrittura, iniziata da bambina, sono quelli studiati a scuola. Tra i vecchi amori, indimenticabili, ci sono così gli ermetici (da Ungaretti a Luzi) per la densità di espressione, i simbolisti francesi per la visionarietà, ma anche Pascoli per la capacità di riassumere il mondo in un dettaglio, e Leopardi per quella di aprire il dettaglio alla sconfinatezza (oltre che per la disincantata resilienza). A questi se ne sono aggiunti man mano altri nel tempo. Tra i tantissimi, per citarne solo alcuni, Rainer Maria Rilke, Emily Dickinson, Pedro Salinas, Tagore, Antonia Pozzi. E poi i poeti di cui mi sono “appropriata” in modo diverso, perché mi sono dedicata alla loro traduzione: oltre a Rilke, Edgar Allan Poe e Renée Vivien. Attualmente, sto lavorando a un autore inglese poco conosciuto in Italia, di cui l’anno prossimo pubblicherò una piccolissima antologia.
In dono a Raffaela e ai lettori de Il Tasto Giallo, Il corvo di Edgar Allan Poe, nella traduzione e con la voce di Raffaela Fazio:
Raffaela Fazio. Nata ad Arezzo nel 1971, dove è rimasta fino al conseguimento della maturità, ha trascorso dieci anni in vari paesi europei: Francia, Germania, Inghilterra, Svizzera e Belgio. Si è laureata in lingue e politiche europee all’Università di Grenoble, e specializzata presso la Scuola di Interpreti e Traduttori di Ginevra. Rientrata in Italia, si è stabilita a Roma, dove lavora come traduttrice (le sue lingue: tedesco/ francese/ inglese). A Roma ha ottenuto un diploma in scienze religiose e un master in beni culturali, alla Pontificia Università Gregoriana.
Nel campo dell’iconografia, ha pubblicato, oltre ad alcuni articoli, due guide: Face of Faith. A Short Guide to Early Christian Images (2011) e La corona che non appassisce. L’escatologia nella scultura funeraria dei primi cristiani (Contatti, 2020). È autrice di vari libri di poesia. Tra gli ultimi: L’arte di cadere (Biblioteca dei Leoni, 2015) con prefazione di Paolo Ruffilli; Ti slegherai le trecce (Coazinzola Press, 2017) con postfazione di Francesco Dalessandro; L’ultimo quarto del giorno (La Vita Felice, 2018) con prefazione di Francesco Dalessandro; Midbar (Raffaelli Editore, 2019) con prefazione di Massimo Morasso; Tropaion (Puntocapo Editrice, 2020) con prefazione di Gianfranco Lauretano; A grandezza naturale. 2008-2018 (Arcipelago Itaca, 2020) con prefazione di Daniele Barbieri; Meccanica dei solidi (Puntoacapo Editrice, 2021) con prefazione di Giancarlo Pontiggia e postfazione di Paolo Ruffilli; Un’ossatura per il volo (Raffaelli Editore, 2021) con prefazione di Giovanna Rosadini e una nota di Salvatore Ritrovato; Gli spostamenti del desiderio (Moretti e Vitali, 2023) con prefazione di Alfredo Rienzi e presentazione di Giancarlo Pontiggia. Si è occupata della traduzione di Rainer Maria Rilke, in Silenzio e Tempesta, Poesie d’amore (Marco Saya Edizioni, 2019, con postfazione di Massimo Morasso), di Edgar Allan Poe, in Nevermore. Poesie di un Altrove (Marco Saya Edizioni, 2021, con postfazione di Leonardo Guzzo) e di Renèe Vivien in L’ardente agonia delle rose (Marco Saya Edizioni, 2023, con postfazione di Marie-José Tramuta). Nel 2021 è uscito un suo libro di brevi racconti come vincitore del primo premio Narrapoetando 2021: Next Stop. Racconti tra due fermate (Fara Editore, 2021).





