di Mauro Ronconi
“Nell’opera di Rodin, per esempio, ci sono mani: mani autonome, piccole, che, senza appartenere ad alcun corpo, sono ben vive. Mani che scattano inviperite, furenti: e le cinque dita tese, sembrano latrare come le cinque gole di un mostro infernale. Mani che camminano; mani che dormono; e mani che si destano. Mani criminali, gravate da turpi eredità; – e mani stanche: non ne possono più; e si son raccolte in un angolo come bestiole ammalate, le quali sappiano che nessuno verrà loro in soccorso.

Tuttavia, le mani rappresentano già un organismo complesso: un delta in cui confluisce molta vita giunta di lontano per versarsi nella grande corrente dell’azione. V’è dunque una storia delle mani.
Esse hanno, invero, una civiltà loro propria, una loro propria peculiare bellezza. Bisogna riconoscere loro il diritto a uno sviluppo autonomo: e desideri, sentimenti, capricci, manie”
Da Auguste Rodin di Rainer Maria Rilke

In copertina: San Matteo e l’angelo di Caravaggio, Cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi, Roma





