a cura di Rosanna Frattaruolo

Dalla raccolta inedita IOdrama

Da bambino attendere la neve
prendere il bob, gettarsi dai colli
tra ciliegi, meli, cachi, vigne

tutto rallenta e rimane immacolato

siamo frutti maturi appesi
nell’attesa che la natura si rigeneri
sotto questo cielo ovattato

***

Bianco, esiste solo il bianco
di questa luce che assale

il freddo penetra nelle ossa
attraversa la scia dei ricordi
fioccano come un continuum
interrompe il tempo senza soluzioni
soffocato e precluso il cammino
nel marasma che circonda
per ritornare a essere

ci adagiamo, ma saremo più forti

***

A pronunciare il tuo nome
si riempiono stanze vuote
dove traboccava la tua presenza
nei cassetti, sulle mensole
rimangono impronte e capelli
avvinghiati sotto il letto e il divano
graditi, quando hai amato
da estirpare tutte le altre volte

nell’assenza diventi ancora più forte

Come fa un amore così grande
a farsi sovrastare imperterrito
dalle frizioni caratteriali, zodiacali
effetti tangibili delle maree di giorno
di notte, sentimenti avversi e irrisolti
senza urlare la sua forza protettrice
fino all’ultimo tentativo di riconciliazione
la risoluzione consensuale di un rapporto
non è impugnabile, più nulla a pretendere
per non farsi male, ognuno con la sua
ragione, giunti a un binario morto

***

Sono qui in bilico nell’attesa
lungo il fiume da luglio
affiorano tanti pensieri epicurei
nulla è abbastanza per colmare
il desiderio domina ogni cosa
indistinta, persona che passa
Rivederti è una costanza, indelebile
vorrai prima o poi mettere la testa
a posto, appendila come un calco
sulla parete del tuo immobile

Ti ho baciata da quel momento
che sei apparsa, sbalordito
il tuo volto fisso, un’icona
e gli altri baci scorreranno salati
come piace a noi, sotto le stelle
il primo si è stampato
nel salotto del Neruda
cantava una voce soave
resa da Baker popolare
c’eri solo tu nessun’altra
nota risuonava docile
a riempiere la sala

***

Sulla soglia del terrazzo planetare
tra case e tetti sghembi, proiettare visioni
miriadi di antenne pronte a ricevere
il segnale astrale in una giostra di luci
i giorni sono lunghi a passare
quando mi risveglierò col buonumore?
Nessun viaggio oltreoceano lo riaccende
in attesa che salga l’effetto dell’ebrezza
non andartene, non scendere

Sotto sfrecciano auto e moto, onde
urla, clacson, stereo a palla, sgommate
come al Mugello, nello scempio
architettonico strutturale, sospeso
a toccare il cielo dell’incanto peregrino
turando naso, bocca e orecchie
dal lezzo scaricato a mare
il cartello impone il divieto di balneazione
chi è responsabile vorrà occuparsene?

In queste terse acque mi immergevo
da infante insieme a te, fratello a oltranza
fino a quando la tua apparizione
ha contemplato questa esistenza
domani sarà più lungo, difficile
da decifrare e accettare, il giorno
che hai lasciato questo mondo

***

Montagne bianche
terra rossa, ulivi e aranceti
ricorda la piana di Sibari
margherite e papaveri
vento e ronzio di api
qui la vita è rappresentazione
tra l’acme del re Apteron
terme e le cisterne romane
la chiesa di Aghios Ioannis
unico spettatore
come sul seggio di Dioniso
l’eroe che scavalca orari
e regole, un atto necessario
in questo tempo reso buio
da chi ci sègrega
Torneremo a danzare
ebbri di raki e romeiko
dopo il fortissimo sisma
lo spettacolo sta per iniziare
dovete solo accomodarvi
o stare fuori come crucchi

«battono in ritirata veloce»

***

Cielo gemmeo e metafisico
si respira arte dei secoli

la vita nei quartieri italiani
un urlo nelle Luci della Città
tripudio di versi e suoni
reading da Trieste al Vesuvio
squarciavano notti messianiche
sotterranei di caves hip, perdizioni

Roma è arrivata anche qui
nel castello del dominatore asburgico
fucilato dal pennello d’esecuzione
bohémien rivoluzionario per odiata
definizione, escluso al Salon ufficiale
dal minuto e cinico imperatore

Reperti romani nella Valle di Toluca
oltre le Colonne d’Ercole il mondo
sconosciuto prima dei cacciatori asiatici
del grande navigatore colonialista
monumenti imbrattati, statue abbattute
piccole Italie culturali ecumeniche
culinarie prelibatezze di ristori
e mafie che fagocitano tutto

***

E all’improvviso la pace
assoluta spensieratezza, sospeso
tra le nuvole come dopo il Carver
il viaggio imprevedibile rigenera
bile nera esci da questo corpo
straziato dopo aver spurgato
mistero endocrino da decifrare
spleen insofferente per eccesso
neurotrasmettitori ripristinano
buonumore mattiniero

Il sorriso trasale senza apparente
motivazione, la voyeur silenziosa
influisce senza che te ne accorga

compiacere, non chiedere altro

«la serenità mi sembra un’ambizione
più ragionevole che cercare la felicità»


Valerio Vigliaturo, poeta, scrittore e cantante.
Ha intrapreso il suo rapporto con la scrittura da adolescente componendo versi poetici non ancora pubblicati e diverse canzoni, pubblicando nel 2008 l’album Il momento giusto (Tomato Records/CNI music). Nel 2012 riprende la sua passione per il canto jazz, esibendosi in concerti, rassegne, nel 2015 al Moncalieri Jazz Festival e al Torino Jazz Festival 2020. Dal 2004 è direttore del Premio InediTO – Colline di Torino, punto di riferimento in Italia tra i concorsi letterari dedicati alle opere inedite. Dalla parte opposta (Augh! Edizioni, 2018) è stato il suo primo romanzo con cui si è aggiudicato il Premio Carver 2018 e nel 2019 Premio Nazionale di Poesia e Narrativa “Alda Merini” di Imola (BO). Amori & Disincanti (Transeuropa Edizioni, 2020) è la sua prima raccolta poetica, selezionata al Premio Internazionale di Letteratura Città di Como 2021.

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