a cura di Rosanna Frattaruolo

Straniamento

Potrei anche non essere
anzi non sono
e se mi vedi andare
con passo immateriale
sono davvero io
tremolio d'una assenza
o corpo inconsistente
che s'atteggia a presenza
insomma nube informe
che in quota non s'addensa

perciò presto componimi
ritrovami un'essenza
procurarmi salvezza
dammi due venature
lucenti e irregolari
come nel marmo rosso
degli altari

Diretta web

Gesticolo aggiustando
la simmetria e gli effetti
ascolto e poi rispondo
da remoto
ti ignoro dalla cintola
gli sguardi hanno dei moti
soffusi e vagolanti
parole che stantuffano
come tube in falsetto
un fusibile fischia
da remoto
e poi si inceppa l'onda
che arriva da lontano
direi chiudiamo in fretta
queste bocche/finestre
restiamo solo noi
a fluire sottovoce
a raccontarci adesso
un presente e un passato
da remoto

Primo tempo

Fuori da queste mura
c'è l'azulejo del cielo
e nell'aria che odora
di pergole e peonie
s'aprono finestrelle
ai tornati chiarori.
È ormai tutto scordato
(il mugghìo dei piovaschi
e le ore gocciolanti
nei pomeriggi umidi e invernanti)
ma adesso è proprio tempo
d'aprirci a nuove
linfe di parole
scambiandoci stupori
di bianche fioriture
e di provvidi
sbocci a primavera

Ritorni

E nonostante tutto voleremo:
all'anima diremo corri ancora
fermati solo dove incontri pace
e passa oltre
quando il giorno muore
sfaglia le scene
e stronca ogni clangore
col silenzio dei bimbi a nascondino

Dentro le rogge andremo
per seguire il rivoletto
che poi diventa fiume
e scuoteremo faggi e saliceti
pur d'apparire
un rigoglìo di vento
Andremo dove piangono in nevai
e dove l'alba indossa il suo chiarore
ma tosti torneremo alle dimore
come l'airone torna alla garzaia

Requie

Girare per le stanze
fra desco e focolare
trovarsi tra le rose
o al ciglio d'una riva
che domina l'azzurro
quando ferma è l'estate
sul grembo dei pontili

accarezzare un viso
mentre ogni cosa è requie
e la luna fraseggia
di notte sopra il mare
toccare con le dita
quell'eufonìa nei cuori

Praticamente quadri
letizie e velature
di colpo ammalorate
dai venti di Kabul

Conforto

Principia il giorno
appare già velato
sfocati s'appalesano
i giunchi sulle dune
e le guglie imponenti
in cima ai campanili

Tutto pare inespresso
dentro gli occhi e sui muri
voci come sorgive
riportano paure
e continui proclami
con l'ansia dei tamburi

E allora sa di unguento
riprendersi le ore
apparentarsi il tempo
e in preda a meraviglie poter dire
"sei la necessità dei ciclamini"
"tu sei il rimedio alle notti illuni"

Reflussi

Tepori ai nidi
e compostezza urbana
un idioma sereno
per tutto defluire

Ma chi rubò
la frasca a un rondone
il fiato a un passante
e il Cristo dal frontone?

Diffida

Non toccarmi i silenzi
che continua a crearmi
col sangue delle attese
e con gli occhi inchiodati
senza sguardo
ai muri della stanza

Non turbarmi i silenzi
mentre sto per capire
come tornare al centro delle cose
e non sviarmi le scene
mentre ancora scandaglio
la luna irripetibile di ieri

Sono cari silenzi
ambìti e necessari
istanti in cui si avverano
risolvenze e parole
salvate dallo strepito
della pioggia
che scuote le lamiere

Dormire al sud

... è blandizia di mare sulle tempie
quando si allunga e affloscia
la risacca
e una quiete di pianura ammalia
come brezza
che liscia gli occhi chiusi
Dormire al sud
dove intensa rosseggia la riviera
è non sapere delle lontananze
è il mezzogiorno
fuso ogni respiro
immesso nella suddità di ogni sogno
e
dormire al sud
vuol dire dare tregua
ai fiumi caldi della nostalgia
e - nei campi di luce -
confondersi fra i nocchi
degli ulivi per ritardare
il tempo del ritorno

Avrai

E arriva senza freni
dalla larga finestra
un crudo scalpiccìo di mondi aperti
a quel che accade
e vanno sguardi in tralice
speranze a mani piene
bellezze e derisioni
nell'incerto è perfetto
ciò che muove un dilemma
tra le inquiete scene
ma sempre avrà in delivery
i miei versi i miei fiati
un getto di parole
come di sassi piatti
a pelo d'acqua

Poi dire basta

Arriverà il momento
di dire basta perché-hai-detto-tutto
e sconveniente la ripetizione
in forma sgangherata
e un po' demente
di amorazzi disciolti e paranoie
pensate nei deserti notturnali
(trasalimenti in giorni punzecchiati
da lunghe lame sulla carne viva)

T'accorgerai per tempo
d'una fonia che raschi e senza metro
d'un settenario molle
e un po' spuntato
un verso senza sangue
e senza nerbo
che nella foga spinge
e non deflora

Nicola Romano: perché la poesia non toglie il tempo alla preghiera di Neria De Giovanni

Tutta la silloge è invenata di un doppio percorso che trova crocicchi di connessioni, tra il sacro e il laico. Ci imbattiamo spesso in versi in cui la descrizione della condizione umana, fragile e sofferta in cui si trova il poeta, pone una domanda sull’esistenza stessa del divino. Tra i due livelli non c’è contrasto nè contraddizione, invece un possibile congiungimento, un riflesso fraterno; già in Straniamento:
dammi due venature
lucenti e irregolari
come nel marmo rosso
degli altari

Il correlativo degli “altari” allude a questa tematica spirituale e insieme presenta un “tu” poetico che ritroveremo spesso nelle liriche successive. Un tu femminile, un tu esistenziale, un tu per aprire inequivocabilmente al dialogo uscendo dalla solitudine dell’io? […] Nicola Romano è stato ed è un poeta. Ne era consapevole, lo testimoniano anche le sue ultime poesie, con questo dualismo tra laico e sacro, tra cultura intellettuale e fede spirituale. Nona caso una delle poche liriche che porta la data dell’8/11/20, Niente come prima, rilancia il dilemma per la scelta tra poesia e preghiera:
e – come mai accaduto –
sentirsi in colpa per una poesia
che toglie il tempo
a una preghiera

[…] Poeta raffinato, Nicola Romano, che fino all’ultimo resta tale, con la più grande paura di non riuscire ad esternare con il suo verso il suo piu profondo sentire; Poi dire basta


Un pensiero su Nicola di Roberto Maggiani
[…] era un poeta che non scalpitava per raggiungere chissà cosa, la sua unica bussola era l’amore, in particolare per la scrittura; lo ricordo come un uomo onesto, saggio, che non mancava certo di “accendersi” quando vedeva “anomalie” nel fare poesia di taluni, ma sempre con lui c’era possibilità di dialogo, di libertà di pensiero, di confronto. […]


Nicola Romano (Palermo, 1946-2022) è stato giornalista pubblicista e condirettore del periodico “Insieme nell’arte”, ha collaborato a quotidiani e periodici con articoli d’interesse sociale e culturale. Con opere di poesia edite e inedite è risultato vincitore di diversi concorsi nazionali di poesia, tra cui il “Rhegium Julii”, il “Città di Como”, il “Giorgio La Pira”, “Sìlarus”, “Poesia in Aspromonte”, “Anteka”, “Emilio Greco”, “Il giardino di Babuk – Proust en Italie, LaRecherche.it 2015”, “Alda Merini – Brunate (Co) 2015”, “Città di Partanna, 2017”, “Città di Marineo, 2018”.
Alcuni suoi testi sono stati tradotti e pubblicati su riviste spagnole, irlandesi e romene. Nel 1984 l’Unicef ha adottato un suo testo come poesia ufficiale per una manifestazione sull’infanzia nel mondo svoltasi a Limone Piemonte.
Nel 1997 ha partecipato, su invito, a incontri di poesia in Irlanda insieme all’attrice Mariella Lo Giudice e ai poeti Maria Attanasio e Carmelo Zaffora, con lettura di testi a Dublino, Belfast, Letterkenny e Londonderry.
Con il circuito itinerante di “La Bellezza e la Rovina” ha partecipato a letture insieme a noti poeti italiani.
È presente nella rubrica “Fahrenheit” di Rai Radio 3.
Ha diretto la collana di poesia della casa editrice palermitana “Spazio cultura”.
Le sue pubblicazioni di poesia sono: “I faraglioni della mente”, Ed. Vittorietti, 1983; “Amori con la luna”, Ed. La bottega di Hefesto, 1985, con prefazione di Bent Parodi; “Tonfi”, Ed. Il Vertice, 1986; “Visibilità discreta”, Ed. del Leone, 1989, con prefazione di Lucio Zinna; Estremo niente, Ed. Il Messaggio, 1992, con una nota di Melo Freni; “Fescennino per Palermo”, Ed. Ila Palma, 1993; “Questioni d’anima”, Ed. Bastogi, 1995, con prefazione di Aldo Gerbino; “Elogio de los labios”, Ed. C.Vitale, Barcelona, 1995; “Malva e Linosa”, haiku, Ed. La Centona, 1996, con prefazione di Dante Maffìa; “Bagagli smarriti”, Ed. Scettro del Re, 2000, con prefazione di Fabio Scotto; “Tocchi e rintocchi”, Ed. Quaderni di Arenaria, 2003, con prefazione di Sebastiano Saglimbeni; “Gobba a levante”, Ed. Pungitopo, 2011, con prefazione di Paolo Ruffilli, tradotto in spagnolo con il titolo “Luna menguante”, Ed. Emboscall, 2017; “Voragini ed appigli”, Ed. Pungitopo, 2016, con prefazione di Giorgio Linguaglossa; “Birilli”, Ed. dell’Angelo, 2016, – sei poesie con un’incisione di Girolamo Russo; “D’un continuo trambusto”, Passigli editori, 2018, con prefazione di Roberto Deidier; “Tra un niente e una menzogna”, Passigli editori, 2020, con prefazione di Elio Pecora.
Bonifacio Vincenzi (a cura di) – “Nicola Romano: la parola verso altri mondi”, Ed. Macabor, 2022.


PRINCIPALI RECENSIONI:

Ricordando Nicola Romano, a cura di Alfredo Rienzi, Di sesta e di settima grandezza

Su “Al centro della piena” di Nicola Romano (Il ramo e la foglia, 2023), Fabrizio Bregoli

Il tempo sospeso di Nicola Romano, a cura di Luca Pizzolitto, Poesia del nostro tempo

“Cesura del rimpianto nella poesia di Nicola Romano”, di Arturo Donati, Di sesta e di settima grandezza

“TRA UN NIENTE E UNA MENZOGNA”: i versi di NICOLA ROMANO, Stefano Vitale, Il Giornalaccio

Tra un niente e una menzogna, a cura di Guglielmo Peralta, Nierderngasse

Ester Monachino per “Tra un niente e una menzogna” di Nicola Romano, larosainpiu

Pietro Romano per “Tra un niente e una menzogna” di Nicola Romano, larosainpiu

Nicola Romano, rendiconto prima dell’uscio verso il niente, Domenico Conoscenti, LuciaLibri

Nicola Romano In poesia, a cura di Rosanna Frattaruolo, larosainpiu

e VIDEO:

Tra un niente e una menzogna, a cura di Alberto Russo

AperipoEtica. Ricordando Nicola Romano, Periferia Letteraria

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