a cura di Rosanna Frattaruolo
*
A mia madre
S’è affacciata la morte,
implacabile memoria,
nella fila di luci
che per te ho fotografato
l’altra sera osservando
Luni dall’alto
e subito ho pensato che il più caro
e chiaro di quei lumi fossi tu,
ripartita invece per un attimo
troppo terreno
e illuminata al cuore del seno
dalla collana di turchesi che indossavi
ogni ultima sera di villeggiatura
Altro non era che la morte,
sta’ sicura,
quella linea più scura
che cercavo senza tregua di raggiungere,
oltre il faro alla fine del molo,
quando il maestrale, col suo assolo,
invocava il tuo nome al mio posto
Mondo di luce buia
e come un biscotto trapassata
se nel tè lo tieni a mollo
quel momento di troppo
e il meglio sul palato è già svanito
assieme all’effetto di striscio
del tuo nome così padano,
la c dolce quasi z, le due a
contro la u di luce ripetute,
Luciana che nell’attimo terreno
trasformi in rantolo la voce
fin che tutto non è
finito per davvero
Cos’è successo dopo non lo so
se come tutte,
tutte le altre volte che ritorno
guardo più in alto l’incavo
della cima apuana con la sua
cava di marmo
nel mare rispecchiata
Bagliore di bianco, nient’altro
che l’ultima, l’ultima mia
fine dell’infanzia
*
Il taxi
Varsavia esplode d’azzurro
e noi scivoliamo fra detriti
sassi o margini slabbrati
da lavori in corso,
traffico e sirene
con pene e facce cupe
diffuse ovunque
come le ninfe del parco reale
che incuneato fra le case
serpeggiando ci segue
da ogni parte
Qua non conosco nome proprio
e tu non il minimo ricordo
nemmeno l’indirizzo dell’albergo
da trasmettere al taxi
che alla fine ci scuce
dieci złoty di troppo
nel blu buio di ottobre
*
Sul volo Varsavia-Bologna
Non lo so, ti giuro non lo so
da quale pericolo provenga
o da quale attrazione magnetica del suolo
quest’ansia che mi divora
e da me stesso scorpora
ogni senso, ogni luogo
attorno, fa del mio mezzo sonno
un unico frastuono
ricordo disturbato, suono abnorme
che trafigge il tuo volto
la sua luce di nuvole attorno
e di sole su questo
volo tranquillo di ritorno
librato da un motore
un paio d’ali un corpo
mentre io mi riduco al lampo
controluce del vuoto
*
Lettera da Strasburgo
Si confonde con l’asfalto
il piccione a un passo dalla morte
unico punto di colore
l’iridescenza delle piume
Collasso climatico = Collasso sociale =
Muore incolpevole un altro
animale
Poi d’improvviso esplode
il cielo che ci avvolge
muto, buio, stellato
come chiodo di gelo
in un solario
E in nient’altro accadiamo
*
Elegia di una sera
Da luce a luce
chissà per quali crune
è passato quel sonno precoce
un po’ da vecchia
che prima delle nove
sabato ti ha presa
ma se non una libellula che altra
cosa più leggera
poteva trascinarti per questa
nuova strada intermedia
di là dal buio, fra la sera
di luce sfinita ma viva
e l’alba successiva
di risveglio a sorpresa
sull’ultima sequenza
del film di De Oliveira, Francisca,
canto d’amore frustrato
fra sonno e veglia...
Tu come sempre regista
dell’altrove di una vita
*
All’infinito
Mentre le cose girano storte, tutte,
osservo la rotta dell’aereo
al primo girotondo su se stesso, vedo
come oscilla l’istinto
Sarà poi questo il varco,
la strettoia scambiata per miracolo
dove passano il luccichío improvviso
e un ronzare indistinto
ma senza niente – ahimè – di metafisico
nella nebbia penetrata dal violetto
d’un tramonto precoce
quando riappare l’uomo
a cavallo del trattore
non per scelta o vocazione
pronto a ripetere il suo giro
all’infinito
anche se ancora è troppo presto
o troppo tardi per le corse
nel languore di questa
mezza luce d’inverno
Ma quale sia il momento
di tornare ogni giorno dal suo viaggio,
per l’intero tempo di lavoro
al trattorista ignoto non lo dicono
le rivincite del gelo tutt’attorno
Finché non condivide col mio sogno
l’ansia dell’ippodromo vuoto
*
Ménage
per i settant’anni di mia moglie Adriana
Di tutti i nostri reciproci vantaggi
e svantaggi
vorrei donarti dopo piú di quarant’anni
un rendiconto preciso al millesimo
come ai tempi facevano
i motoristi di Ferrari,
tutti originali e maniacali,
o come sono stati i personaggi
ridotti a grumi e fili bronzei
che Alberto Giacometti ha sottratto
al sangue marcio, ai piombi
di quando siamo nati
Guerra fredda, operai
e poi giudici ammazzati
nell’orrore dei tempi
Noi due, mai vittime ma tipi
piuttosto complicati e insofferenti,
alla fin fine ci hanno reso indispensabili
le intese improvvise e i nervosismi,
fra piatti asimmetrici e sbeccati,
i gusti spesso poco coincidenti
o i contrapposti uditi
Ecco tutto, o quasi,
di questa nostra vita da sposati,
di noi due che a dispetto
dei 135 anni complessivi
continuiamo a saperci innamorati,
non troppo sfatti, problematici
e felici
*
da Requiem
Marco Santagata
Io lo so che ci sei passato
dall’atro varco, amico caro,
di lì dove sembra una grotta,
un’isola di topi
e si apre invece una porta,
la porta dei morti
Anche se fino all’ultimo ho provato
a tenerti di qua,
a escogitare un esorcismo, un rito
che nel cristallo temprasse
questo tuo passaggio di stato
e di luogo da vivo a morto,
unica questione dove
collocare la voce,
accordare la sua vibrazione
agli strati diversi della roccia,
i precipizi ancora vivi,
tutte le righe della pioggia
E quale lingua, mai, avrai parlato
nelle circostanze del trapasso
che ho sperato protratto
chissà per quanto
nel musicale gorgheggio,
pappo e dindi dell’infante
o, in vista del vero finale,
in quel tuo ragionare su Dante
sillabando l’idioma piú caro
e piú abituale?
Ma se torni, quando torni
a riaccoglierci insieme sarà Zocca,
Zocca col suo semplice
chiacchierare fra molti
amici e trovare nei boschi ciclamini
rendere cosa da cuori piú gentili
tutto il nostro amoroso altrove
Alberto Bertoni è nato a Modena nel 1955. Ha insegnato Letteratura italiana contemporanea all’Università di Bologna. Tra le sue pubblicazioni saggistiche: La poesia contemporanea (il Mulino 2012), Poesia italiana dal Novecento a oggi (Marietti 2019), Una questione finale. Poesia e pensiero da Auschwitz (Book Editore 2020), Voci del grande stile. Prose e poesie fra due secoli (il Mulino 2023). Come poeta ha pubblicato diverse raccolte confluite nel volume Poesie 1980-2014 (Aragno 2018) e L’isola dei topi (Einaudi 2021).
Sull’autore: https://iltastogiallo.blog/tag/alberto-bertoni/
Foto di copertina: Dino Ignani





