a cura di Antonio Corona
*
Imparare a dirsi addio
Bisogna imparare a dirsi addio,
farlo piano, iniziare
dal primo ricordo,
l'alluvione di Firenze, del '66
ad esempio, o la prima volta
con nonna a camminare
a S Antonio.
Ricordare e dimenticare
il primo amore, il bacio
che non sapesti dare.
Le sere al mare col golfino sulle spalle
perché l'umidità fa male
la volta che al tema personale
fosti bravo e ti brillano
gli occhi a ripensarci,
alla Bertelli che ti diceva
ecco, ci siamo
questo sei e devi farlo sentire.
Sono tante , troppe
le cose da dimenticare
se vuoi prepararti alla morte
farlo con dolce regolarità.
Saremo si, saremo la curva dei sogni
forse, ma chi ci ridarà
il tempo del vento
il sale del mare
il gusto delle labbra aperte
che non sapesti cogliere.
Il bacio sulla bocca
che non sapesti dare.
*
Ho scelto una morte lenta
ho guardato gli alberi
senza annusarne il tronco
i fiori recisi, per piangerli.
Ho scelto il dovere del giorno
alla follia della notte,
ma la notte mi insegue sempre,
e rende opaco il sole.
Per tutto questo mi preparo
ogni sera , ogni mattino,
perché spegnere il bianco della neve
asciugare l'acqua che scorre
sarebbe troppo dolore.
Allora scrivo,
e vorrei la forza di entusiasmarmi ancora
per qualcosa, per qualcuno
che questo quieto morire
fosse vampata e cielo.
*
Mi sto abituando
al mondo che corre senza
me. Alla sua eterna
giostra che sfianca
io sono in un pertugio
il rifugio senza vergogna
a viso aperto.
Lascio scivolare i treni
i corridori a piedi
trascino le mie cose fuori
dalla corsia di sorpasso.
Un passo lento adesso,
un lasciarmi vivere
accettando di veder sfuggire
accettando anche il morire.
Sembra facile, banale
ma sono anni di lavoro al corpo,
sulla mente inquieta.
Saper spegnere la luce
richiede cura, amore.
Il silenzio conquistato
con battaglie di parole.
*
Per questa mattina
cominciata tra rabbia e stanchezza
per la sera che verrà
dominata da incertezza
per questo mio passare ,
inghiottire pareti umide
e sale, per il ritorno a casa
sempre santo e magico momento.
Per quello che verrà
ogni germoglio che non saprò
apprezzare, ogni sbocciare di fiori,
perché sono un uomo e sbaglio
spesso, per tutto questo
so di dovere essere grato.
Quello che ho avuto
donato e da rendere un giorno
viatico a un oltre sconosciuto.
Il mare torna alla riva,
le piume alle piume,
il corpo all'energia della vita.
Paolo Parrini nasce a Vinci nel 1964, si diploma in maturità scientifica nel 1983 e si laurea in Scienze Politiche alla Cesare Alfieri di Firenze. Da sempre ama leggere e scrivere, i libri sono stati e sono la sua compagnia in tutti i momenti, belli e meno belli, della sua vita. Tra i libri di poesia che ha pubblicato: Quando cadranno i giorni (Ladolfi 2019), Oltre il buio della notte (La Vita Felice 2019), Un uomo tra gli uomini (Ladolfi 2020), Dentro tutte le cose c’è amore (puntoacapo editrice 2021). Quando cadranno i giorni (Ladolfi 2019) ha ottenuto vari riconoscimenti, tra cui la vittoria al Premio Giovanni Pascoli l’Ora di Barga nel 2019, il quarto posto al Premio internazionale Città di Latina nel 2019, il quarto posto al premio Letterario Città di Grottammare nel 2020. Con Un uomo tra gli uomini è stato finalista al Premio Michelangelo Buonarroti di Seravezza nel 2021.





