a cura di Rosanna Frattaruolo

da Semi di Mintaka

Certe volte nell'oscurità quelle luci
certi odori, le voci tornano

A volte d'agosto il cielo - non togli
i boati dagli occhi -


come lava inghiotte i giorni incerti
e tu appari nel sonno
tornando a casa.

*
All'audacia e al fuoco di fragilità nel ventre
ti porti da ogni lato che ti guardi.
Per natura come sempre accade

nella mente se nel profondo il sogno
scorre vivo, abiti il luogo altro

di te stesso quando ti ami
ed è indubbio un vento di possanza al vertice.

*
Di una cascina vecchia
si è perso il suono del mulino

fu la solitudine del grano- diceva la gramigna indiana

sotto un albero di fico scarno
rimangono i resti; c'è l'aria
opaca ad indicare che qui era
che qui ora nulla ha più il suo confine.

Di quale carne vuoi che sia fatta
nel luogo informe?

Di impasto buono, pupara
per dio, di miele e di avanzi
di eroi, di sogni, la spada.

*
Forse l'acqua ha inghiottito il Loto
ceduti all'assenza, è argento ammattito.

Tra le infinite possibilità s'instrada
un destino.
Disubbidisce, è frode alle anime.

Fiorirà il Walnut - saremo franchi
lo sento
- la lucentezza delle idee
il pianto del neonato, la tenerezza
che lotta contro ogni male.

*
da Fuori dal margine

Laggiù si cammina lentamente - zahara
protesa verso un'aria di zolfo
si accorge
che non sa respirare
non sa ascoltare
il luogo

dove risiedono tutte le assenze.

Laggiù tra le felci - perduta
cammino
sotto ai pini fitti, padre del padre
del padre
cercando lo spiraglio

che riporta al celeste.

*
Anna parla con i vivi. L'indice trapana
il cuore finché non trova la sua punta.
Nella coda dell'occhio l'illusione
sulla presenza di una lucciola.

Cerca un segno una forma un suono
che faccia sapere
in quale addome è rimasto
incastrato il suo ultimo respiro.

da Nell'abbaiare del mare

La mattina seguente a Spotorno
passava una strana luce. Un grosso tronco
se ne stava solitario sulla spiaggia

eppure, come un padre
si offriva all'irrequietezza dei bambini
ai sogni. O come un partigiano
a un uomo molto stanco.

In quella mancata fotografia il tempo
è rimasto fermo e si è aggrappato
ai nostri passi.

Intanto mi cantavi
"Com'è profondo il mare".

*
Nihàl hai trovato come dissetare?
Senza orme hai lasciato, ti cerco
negli otto volti di stella, Nihàl

quest'acqua è destinata, forse
a chi di notte in notte dispera della meta

a chi non riesce a risalire
sciolti i corpi sotto la fredda luna.

La primordiale malinconia dell’intelligenza, postfazione di Alfredo Rienzi.
[…] L’universo poetico nel quale si genera e si concreta la parola di Rossana Nicotra, gemmato da – ma non disconoscente – quello che disegnò alcuni anni fa con la sua opera prima, Sciara tagliente (RPlibri, 2022), ha confini fluidi, ma soprattutto sconfinamenti, fuori dal margine. In esso si muove un io poetico, il cui rapporto con l’io biografico è talora chiaro, tal altra ipotizzabile, o ancora rinviato a sentieri metaforici o immaginifici, scomposto e ricomposto in identità fantastiche come la mezzelfa Nihal, attraente e combattiva, protagonista della saga fantasy Cronache del Mondo Emerso.
Abbiamo, procedendo nella lettura, incontrato tre sezioni (Semi di MintakaFuori dal margineNell’abbaiare del mare), con le rispettive peculiarità o centralità, ma sostenute da un paesaggio stilistico, sintattico e lessicale piuttosto coerente, dove l’incompiuto sovrasta l’assertivo, il non-detto discaccia la didascalia d’occasione ma senza inabissarsi in criptiche oscurità, lo scarto sorprende scansando la comoda prevedibilità e l’ovvietà. E dove ancora più unificante pare essere la postura ideale, emozionale e animica, sulla quale sento doveroso aggiungere alcune minute notazioni […].
Rileggendo i testi di Rossana, dell’intera opera, intendo, e non solo della sezione iniziale, dopo questi pur approssimativi indirizzi, potranno suonare più oscuri, nello stare e nel muoversi dell’io narrante, nel suo essere e nel suo sentire, alcuni versi di Nell’abbaiare del mare, quali ad esempio:
«Chi ha lampi di stelle e non sa trovare casa/ non riesce a salvarsi e reincarna»;
«Tutt’altro che questo fare ci è successo/ mentre un silenzio smanioso ci ha portato/ verso Sirio. Magari altri piani ancora/ da una parte all’altra, chissà che turbinio»;
«mescolate anime disperse/ su suoli terremotati e fango.// […] siamo semi uguali sparsi in solitudine// Instabili, randagi».
«il punto di origine è andato perso./ […]/ ora, sì/ ricordo meglio da dove vengo».
[…] La lettura di Nell’abbaiare del mare ci ha però trasmesso non tanto e non solo il magnetismo di una scrittura nella sua compostezza enigmatica e allusiva, ma il sapore forte di una lotta interiore, come accennato, dalle tinte inquiete e romantiche, di un attraversamento fiero e fragile dell’esistenza, di un perseverato e destinale interrogarsi tra «il pianto della lotta per resistere» e le «preghiere/ nelle curve in salita». Sperimentando e provando – noi con l’autrice – «tristezza», e la «tenerezza/ che lotta contro ogni male», il dolore che non abbandona, fatale («dolore della nascita») e quella magnificamente espressa – per chi ha saputo accogliere almeno qualche onda e qualche germe in questo viaggio tra mari e stelle – «primordiale malinconia dell’intelligenza».


Rossana Nicotra è nata in Sicilia, alle pendici dell’Etna, nel 1981. Vive in Piemonte ed è un’insegnante. Ha pubblicato nel 2021 Sciara tagliente (RP Libri Editore, nella collana L’anello di Möbius diretta da Antonio Bux) che ha ricevuto diverse recensioni e note di lettura. E’ stata ospite in salotti letterari, tra i quali “La parola da casa”, programma dedicato alla poesia condotto da Giuseppe Cerbino e Federico Preziosi, ed ha partecipato ad eventi culturali. Alcune sue poesie sono presenti in antologie, su diversi lit-blog, su riviste, tra cui “Avamposto”, e sono state tradotte in spagnolo e pubblicate dal Centro Cultural Tina Modotti. Nell’abbaiare del mare è la sua seconda opera in versi, edita da Il Convivio nel 2025: un estratto di questa raccolta è risultato finalista, nella sezione poesia, nell’ambito della XXII edizione del Premio “InediTO- Colline di Torino”.

In voga