a cura di Rosanna Frattaruolo

da ORIENTI I

*

Dentro il confine non si può stare, ma sui bordi s’incontra la timidezza del mondo, e la nostra vetusta crudeltà si scioglie nella solitudine. Isolarsi non è grave, tra valli e colline il verde è profondo e la realtà assomiglia al vero che non è.
Ci sarà pure un passo in più sopra l’aria del mare, quell’immagine comprensibile che vediamo sul Bosforo.

*

Silvia in Corte

Venezia conosce il mondo, è
il mondo tratto dalle native
spiagge ma lasciando che risacca
s’allarghi al mare doppio
della memoria, lungo il meridiano
spostato dal nulla alle nostre parole pubbliche.

*

Questo spazio scontroso di particelle e onde, possiamo immaginarlo senza motivo mentre la storia non si cura dell’immaginazione. Non potremmo essere più diversi e aspri del mondo al suo ultimo pensiero. In questa periferia faticosa, niente è gentile mentre tutti guardano la destinazione degli oggetti violenti. Insistiamo sull’Agnello.

Da ORIENTI II

Saremmo su sponte schiantate –
siamo, lineari un’altra volta
dove la valle nulla può contendere
agli schierati che in riti trascorrono
maltempo, e le bufere incolpevoli di noi.

Salutasti i mostri per sempre
slegandoti da quelle parole, fuori
dall’arso ben contenta di camminare.

2023

I muri della camera non sono fissati bene, tanto meno lo sarebbero nella bufera di bombe: non bastano fiume e sabbie ad arginare il metallo. E come rivolgersi al vero, separando le parole dai gesti, l’aria dall’acqua nel soffio continuo dei tuoi viaggi. Fra i paesi, nei paesi.

Oriente sotto Nettuno

Poter bere gli astri, abbandonando il reato di impazienza. Dentro il trauma spiragli e uomini, i peggiori e migliori circondano i normali che si avviano ai cancelli dell’uscita: non potendo aprirsi di più, gli si schianteranno contro. In orbita su altre cadute celesti, Nettuno lambisce il gusto salmastro delle ombre terrestri.

*

Non sappiamo se sia un bene che la poesia fermi gli orologi.

da ORIENTI III

Acre ruggine

Le storie si scompongono, non sarà
lieve ricucire maglie, e biasimare
l’inesorabile – tu dal lato giusto
della valle ricacci l’insondato
gorgo nelle terre del mittente

E la penombra sarà tolta
dall’attuale ordine di questo mondo.

*

La bufera che trabocca sulle spalle
fin giù sfarinando le parole –
il senso salino del fogliame
alle pendici marine e vastità sabbiose
tutto qui si trapianta, e poi resiste
tenendo distante il vestibolo del buio.

*

Il senso di una Ecloga

I

Camminavi con molte arance
in mano, conoscendo
le strade passate e le presenti
dov’è epoca e trapelano
gli indizi di un’altra estate –
lentamente ci credi e ricordi
le canzoni colpite
le brezze e gli scavi
per giungere – tornare – al mare.


Dalla postfazione di Alberto Fraccacreta di Orienti I-II-III di Elio Grasso.

[…] Il libro – diviso austeramente in tre parti – si apre con un sintagma la cui ascendenza non può in alcun modo tradire il lettore di poesia: «La bufera che trabocca sulle spalle / fin giù sfarinando i libri / raccolti alle pendici marine, / la forza della vastità sabbiosa / a fronte del tempo che sa»
[…] Sotto questi presagi, l’oriente – sempre «prodigioso» fonte di barlumi e aspre prese di coscienza – coincide con l’«immagine comprensibile» vista sul Bosforo, Istanbul «nel fodero del secolo», il Karlův most di Praga e i suoi «sussulti, ristagni», Venezia-Tiepolo, lo «slargo» delle isole egee; ma anche, più in prossimità, con l’oriente «ligure» che «principia gratitudine marina, di rame». Luoghi noti all’autore.
In ogni caso è l’oriente abitato dallo stanziarsi del femminile, dal sorgere florido dell’umana vicenda (biologica e storica) con un personaggio unico che troneggia le estati, i paesaggi cilestrini, i «posti di vedetta», le «litoranee ristrette vie» […]

In Orienti, per tramite della figura di Silvia e nel contatto con l’Agnello, in una dizione meditativa che ricorda le Notti di pace occidentali di Antonella Anedda, la poesia stessa trova una cangiante forma di ‘santificazione’: «Gentile ora quel che invade, / un altro giorno è questo / al seguito delle stagioni, / dov’è nido, e il lavoro tuo santo». Non resta che perdersi nella convergenza dell’infinito, in quel «ritorno al mare» al di fuori di ogni confine. Là dove l’Agnello sarà in noi stessi – pare suggerire Grasso -, dentro allo «sconosciuto giorno».


Elio Grasso è nato a Genova, dove vive. Tra i suoi libri di poesia:  Teoria del volo (Campanotto 1981), Avvicinamenti (Ripostes 1983), L’alleanza della neve (Laghi di Plitvice 1996), La soglia a te nota (Book Editore 1997), L’acqua del tempo (Caramanica 2001), Tre capitoli di fedeltà (Campanotto 2004), E giorno si ostina (Puntoacapo 2012), Varco di respiro (Campanotto 2014), Lo sperpero degli astri (Macabor 2018), Novecento ai confini (Campanotto 2021), L’angelo delle distanze (nuova edizione, Puntoacapo 2021), A placarsi occorrono anni (con Marco Ferri, Cervo Volante 2021), Orienti (puntoacapo 2022). Del 2015 è il romanzo Il cibo dei venti (Effigie).

Traduzioni: E. Carnevali, Ai poeti e altre poesie (Via del Vento 2012). T.S. Eliot, Four Quartets (Raffaelli 2017), W. Shakespeare, 60 Sonetti (Raffaelli, in preparazione). Scritti sulla poesia: Anni di poesia. Recensioni e interventi 1985-2019 (Puntoacapo 2020). Per molti anni ha lavorato nelle redazioni delle riviste Anterem, Tracce, Steve, Arca, Capoverso, attualmente è redattore di Pulp Magazine e collaboratore di Puntoacapo Editrice.

In voga